Ardian, la conquista del globo passa per l’Italia

«Siamo arrivati in Italia tra il 2007 e il 2008, quando molti private equity stavano iniziando a lasciare questo mercato. Nei tre anni successivi molti fondi sono andati via, noi invece abbiamo iniziato a investire». A parlare è Nicolò Saidelli (nella foto), managing director e responsabile per l’Italia di Ardian, società di investimento di origini francesi e attiva a livello globale con oltre 90 miliardi di dollari di asset. «Oggi siamo presenti in Italia con tutte le nostre attività di investimento e siamo tra i soggetti che hanno investito di più», sottolinea Saidelli.

Parliamo di circa tre miliardi di euro in poco più di dieci anni che il gruppo ha puntato nel nostro Paese in oltre 30 operazioni in diversi settori, dalla chimica all’healthcare passando per real estate e infrastrutture. La specializzazione, infatti, non è di casa nell’asset manager francese. Al contrario, il gruppo punta a coprire, in maniera tentacolare, tutte le asset class in tutti i settori industriali. E potersi permettere anche deal di dimensioni più ridotte. Per farlo serve massa critica e ad Ardian non manca. L’obiettivo ultimo è quello di rientrare fra i top player dell’investimento a livello globale. E la crescita, almeno sul fronte europeo, passa anche dall’Italia che «è sempre stata un mercato core per il gruppo e lo resterà» dice Saidelli, che intervistato da MAG nel centralissimo ufficio in Piazza San Fedele a Milano si dice tranquillo per ciò che riguarda la relazione futura tra l’Italia e la Francia. «Ciò che conta sono le imprese».

 

Diversificazione

Nel nostro Paese, come a livello globale, il cuore della strategia del gruppo è la capacità di investire in diversi comparti e in aziende di tutte le dimensioni. «Siamo il quarto operatore a livello globale dopo tre private equity statunitensi, siamo vicini al traguardo dei 100 miliardi di dollari di asset il che è stato possibile tramite la strategia multi-prodotto che sviluppiamo cercando di mantenere lo stesso peso per ogni asset class all’interno del nostro portafoglio», spiega il managing director.  A livello globale, il gruppo ha investito nel 2018 oltre 10 miliardi di dollari in 100 operazioni con oltre 150 aziende in portafoglio attraverso i fondi diretti. Sempre lo scorso anno, Ardian – fondato e presieduto da una donna, Dominique Senequier – ha raccolto 19 miliardi di dollari da 816 investitori, dei quali quasi la metà fondi pensione – anche italiani – società di assicurazioni e fondi sovrani, ai quali lo scorso anno sono stati distribuiti 6 miliardi di dollari.

In Italia, in particolare, Ardian opera attraverso un team di 25 risorse su quattro aree di attività, il Buyout, gestito da Saidelli e dedicato alle aziende con oltre 150 milioni di valore, l’Expansion, guidato da Paolo Bergonzini e rivolto ad aziende inferiori ai 150 milioni, l’Infrastructure, guidato da Rosario Mazza, e infine il Real Estate, dipartimento lanciato a fine 2015 che vede alla guida Rodolfo Petrosino.

 

Da Celli a Neupharm

Partiamo dal private equity. In questo settore, specialmente nel mid cap, l’Italia rappresenta una delle tre nazioni chiave di Ardian in Europa, assieme a Germania e Francia, su cui investe tramite i fondi dedicati con ticket che vanno dai 100 ai 600 milioni. Negli ultimi anni ha messo a segno una serie di operazioni. L’ultima in ordine di tempo è stata l’acquisizione a febbraio – advisor Mediobanca, Giovannelli e Associati, Gattai Minoli Agostinelli e Gitti & Partners – del 100% di Celli, azienda italiana attiva da 45 anni nel settore del beverage controllata da Consilium sgr e con un fatturato di circa 110 milioni. Il top-management della società ha reinvestito al fianco del fondo e questo, evidenzia Saidelli, non è un fatto inedito. «L’80% delle operazioni che concludiamo sono delle vere e proprie partnership con gli imprenditori che per definizione sono innovativi e talentuosi e possono contribuire attivamente alla crescita dell’azienda», spiega il managing director per il quale «l’Italia ha un tessuto imprenditoriale formidabile e molto più vasto di altri paesi europei. Questo è il motivo che ci fa credere in questo Paese». A livello pratico «la nostra presenza – aggiunge – ci rende soggetti terzi in grado di aiutare a nostra volta l’imprenditore e consentire l’arrivo di manager specializzati e competenti che possano far crescere ulteriormente l’impresa».

Nel novembre scorso Ardian, affiancata da Rothschild & Co., ha rilevato la maggioranza di Neopharmed Gentili, azienda farmaceutica controllata da Mediolanum Farmaceutici fondata nel 1972 dalla famiglia Del Bono, affiancata nell’operazione da Four Partners, e oggi uno dei primi operatori nel mercato italiano in particolare nell’area cardiovascolare. In virtù dell’accordo, Mediolanum Farmaceutici è rimasta socia di Neopharmed Gentili con una partecipazione di minoranza e Alessandro Del Bono continuerà a ricoprire il ruolo di presidente e amministratore delegato della società.

A ottobre Ardian ha invece comprato la maggioranza del gruppo Inula, società che nasce dall’unione di Pranarôm e HerbalGem, due laboratori pionieristici nel campo delle terapie naturali, con un fatturato da 85 milioni di euro, mentre in precedenza ha acquisito il 60% circa di Dedalus Holding, società attiva nel settore dei software clinici sanitari sia in Italia che a livello internazionale.

Con il fondo Expansion, nel luglio scorso, Ardian poi ha aggiunto nel suo portafoglio l’82% di Corob, operatore attivo nella fornitura di soluzioni automatizzate per il dosaggio e la dispensazione nell’industria chimica con oltre 100 milioni di fatturato, ceduto da Wise, e a febbraio F2A, azienda attiva in Italia nel panorama delle soluzioni di outsourcing che di recente ha realizzato un add-on con l’acquisto di CMP Consulting Group. Fra le exit, invece, la più significativa è stata quella di Italmatch, ceduta a giugno 2018 a Bain Capital per una cifra che si aggirerebbe sui 700 milioni (l’azienda era stata rilevata per 220 milioni). «Stiamo lavorando bene e vogliamo continuare a coprire tutta la fascia di investimenti che vanno dallo small al large cap in tutti i settori», commenta Saidelli. Per farlo «siamo presenti a livello locale con team senior e con competenze diverse e questo ci contraddistingue: rispetto ad altri fondi, che operano  da Londra, New York o Parigi, noi invece vogliamo essere vicini all’imprenditore per instaurare con lui un rapporto significativo e duraturo che può o meno sfociare in un’operazione». Un modo per differenziarsi dalla concorrenza che per Saidelli «oggi è molto alta». Il mercato, dice, «è affollato e i prezzi sono alti, ma per noi questo non rappresenta un problema, abbiamo fondi di tutti tipi e possiamo coprire tutte le opportunità di investimento».

 

Sei miliardi per le infrastrutture
Infrastrutture incluse. Qui Ardian ha di recente annunciato il closing del suo ultimo fondo, Ardian Infrastructure Fund V, con una raccolta per 6,1 miliardi di euro che ha l’obiettivo di intervenire in settore quali i trasporti (ferrovie, strade e aeroporti), l’energia (gas, elettricità ed energie rinnovabili) e altre infrastrutture pubbliche (sanità e ambiente). «Il settore è molto promettente – commenta Saidelli – in tutta Europa è in atto un consolidamento delle società attive in questo comparto».

Dalla prima operazione in Italia nel 2007, Ardian ha investito nel nostro Paese nell’energia rinnovabile, nelle concessioni ospedaliere, negli aeroporti, nel gas e nelle autostrade. A giugno 2018, fra le altre cose, Ardian Infrastructure, con Lazard e Santander, ha firmato un accordo con SIAS, Satap e Itinera per diventare azionista al 49% di Autovia Padana, società che gestisce l’autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, per 80 milioni. L’anno precedente invece il gruppo ha acquisito, in partnership con Plc Group, il 100% di Tolve Windfarms Holding, cui fanno capo tre società veicolo per la realizzazione di tre impianti eolici da 37,2 MW in provincia di Potenza. Ma è l’accordo con Gavio l’operazione più significativa realizzata…

 

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Noemi

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