Arte, un business che è un capolavoro
Un graffio di Lucio Fontana alla parete o lo squalo di Damien Hirst in salotto. Oggi queste opere d’arte non sono più solo il desiderio dei collezionisti o degli esperti ma stanno diventando l’oggetto di interesse di una platea sempre più ampia di persone, soprattutto fra i “super ricchi”.
Il business dell’arte vive un trend di crescita ormai da alcuni anni e si sta rivelando una grande opportunità per gli studi e i consulenti. Non solo perché questo mercato, a livello globale, ha visto vendite per 63 miliardi di dollari per 38 milioni di operazioni, secondo quanto riporta l’Art Market Report 2016 del Tefaf (con picchi di 68 miliardi negli anni precedenti). E neanche solo perchè sono 310 mila le imprese che operano nel mercato mondiale dell’arte e antiquariato, fra case d’asta, gallerie, commercianti e consulenti, dando lavoro a oltre 3 milioni di persone. Ma anche perché dal 2012 al 2014, il numero persone che acquista opere d’arte in ottica di investimento, più che di collezionismo, è aumentato del 23% – dal 53 al 76% del totale secondo l’Art & Finance Report 2014 di Deloitte – guardando in particolare all’arte moderna e contemporanea.
Numeri che sono un segnale chiaro dell’esistenza di un mercato anticiclico, con alte potenzialità e ampi spazi di manovra. E che i professionisti possono sfruttare in diversi modi, dalla consulenza legale o finanziaria pura all’affiancamento nella gestione dei contratti fino agli investimenti veri e propri.
Online e capitali spingono il business
Il mercato dell’arte, dunque, è entrato a pieno titolo «tra i principali asset alternativi di investimento», afferma Francesco Fanti, responsabile dell’area private banking di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Capire però quali sviluppi possa avere in futuro significa prima esaminare i driver che stanno spingendo questo mercato. Come spiega Fanti, fra i principali fattori c’é «innanzitutto l’alta volatilità mostrata dai mercati finanziari negli ultimi anni, che ha favorito la ricerca di nuovi tipi di investimento, avvicinando un crescente numero di investitori e operatori finanziari al mercato dell’arte e dei cosìddetti investimenti in passione (gioielli, auto storiche, orologi ecc…)».
In secondo luogo, «l’aumento su scala globale degli individui ad alto reddito, gli Hnwi (High Net Worth Individuals)». Questi soggetti sono caratterizzati da un livello di reddito e patrimonio molto elevati – che va da un minimo di un milione di euro – «con un grado di istruzione tendenzialmente medio–alto e una forte propensione al consumo culturale», aggiunge.
Non a caso, secondo il World Wealth Report 2015 di Capgemini e RBC Wealth Management, evidenzia Fanti, «circa il 10% del portafoglio degli Hnwi viene investito in “Passion Assets”».
Terzo, ma non ultimo, le nuove tecnologie e l’informatizzazione: «Negli ultimi decenni Internet ha avvicinato l’arte al grande pubblico facilitandone la diffusione, la comprensione e l’acquisto. Si pensi ad esempio ai musei virtuali di Google Art Project, o al fenomeno delle gallerie virtuali, il diretto rapporto con l’artista attraverso i social network e le aste on-line», che nell’ultimo anno, secondo i dati di Christie’s, hanno generato vendite per oltre 170 milioni di dollari.
Le quattro parole chiave dell’arte come investimento
In questo contesto di grande liquidità a disposizione e asset con rischio spesso elevato come possono essere le opere d’arte, il ruolo degli intermediari artistico-finanziari diventa ancora più importante. «Il mercato dell’arte, da un punto di vista finanziario, si presenta come un investimento illiquido – spiega Fanti – caratteristica che lo avvicina al mercato immobiliare».
Tuttavia, secondo uno studio di AIPB “L’art advisor nel Private Banking” del dicembre 2014, il 47% delle famiglie private intervistate possiede opere d’arte ma solo l’ 8% si rivolge attualmente alle banche per la compravendita, gestione e protezione delle sue collezioni.«Questo è un chiaro segnale del potenziale esprimibile nel settore in ottica di business per le banche, ma soprattutto per i loro clienti». In particolare, gli aspetti sui quali un advisor dovrebbe concentrarsi sono quattro: “monetising” (come rendere profittevole una collezione), “partnering” (come renderla più visibile), “safeguarding” (come proteggerla) e “transferring” (come salvaguardarla nei passaggi generazionali),
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