Aumento di capitale e riorganizzazione, così riparte Credit Suisse

Credit Suisse alza il velo sul piano di sviluppo per il prossimo anno. E il percorso non si preannuncia facile. In programma ci sono infatti due aumenti di capitale, per 6,05 miliardi di franchi in totale, la quotazione di una nuova struttura societaria svizzera e la decentralizzazione della direzione del gruppo. Nonché un piano di risparmi per 3,5 miliardi di franchi, con una riduzione progressiva dell’organico.

Il nuovo orientamento è stato presentato da Tidjane Thiam (nella foto), il ceo franco-ivoriano che ha preso il posto dell’americano Brady Dougan all’inizio di luglio e il primo passo per metterlo in pracita ci sarà durante l’assemblea generale straordinaria del 19 novembre, giorno in cui saranno sottoposti i due aumenti di capitale, separati l’uno dall’altro. Uno dal valore di 1,35 miliardi di franchi, attraverso l’emissione di azioni nominative per investitori qualificati, l’altro da 4,7 miliardi di franchi, attraverso l’offerta di diritti per gli attuali azionisti. In questo modo la banca intende così migliorare in modo consistente i requisiti di capitale proprio.

Poi sarà la volta della riorganizzazione della direzione, che sarà più “decentralizzata”, con alcuni avvicendamenti. La riorganizzazione riguarda anche l’investment banking, che sarà costituito da due divisioni: Global Markets e Investment Banking and Capital Markets. Il gruppo comprenderà in futuro tre strutture societarie: la Swiss Universal Bank per la Svizzera, una struttura per l’Asia e una per tutte le altre aree.

Nel programma è poi previsto che una quota del capitale della Swiss Universal Bank andrà in Borsa nel 2017, e ciò dovrebbe generare dai due ai quattro miliardi di franchi di fondi supplementari. Inoltre, per quanto riguarda la gestione patrimoniale, Credit Suisse ha anche annunciato che in futuro non intende più occuparsi del settore negli Stati Uniti e pertanto avrebbe già sul tavolo un accordo con la banca americana Wells Fargo per trasferirle clientela. Il gruppo continuerà però a fornire servizi ai clienti facoltosi americani, ad esempio nell’investment banking, mentre intende orientare diversamente questo tipo di attività in particolare nei mercati emergenti.

Cs intende infine ridurre l’organico di 5 mila unità a livello mondiale (su circa 48mila), nei prossimi tre anni. In particolare in Svizzera saranno tagliati 1.600 impieghi su 17mila, con le fluttuazioni naturale, e Londra sarà teatro di 1.800 delocalizzazioni, con l’intenzione di trasferire le attività verso siti meno costosi come ad esempio l’India e la Polonia.

Un piano sostanzioso che arriva subito dopo la presentazione dei risultati del terzo trimestre 2015, periodo un cui l’istituto ha visto un calo del livello dei ricavi operativi, che sono diminuiti dell’8%, a 5,98 miliardi di franchi. L’utile netto su base annua è sceso del 24%, a 779 milioni di franchi mentre l’utile ante imposte del gruppo si è attestato nel periodo a 861 milioni di franchi, in flessione del 34%. Le attività di private banking hanno registrato un calo del 31% a 647 milioni, e infine l’investment banking presenta un rosso di 125 milioni, a fronte dell’utile di 516 milioni di un anno prima. 

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