Bain Capital al lavoro sulla ristrutturazione da 900 milioni di Trevi Finanziaria

Trevi Finanziaria Industriale spa, quotato a Piazza Affari e specializzato nell’ingegneria del sottosuolo e nel settore delle perforazioni, conferma le indiscrezioni di Reuters e annuncia ufficialmente trattative in corso con Bain Capital Credit per ristrutturare l’intero debito. Si tratta di un’operazione di salvataggio da 900 milioni di euro.

“Nel contesto delle iniziative volte alla definizione di un’operazione di rafforzamento patrimoniale già comunicate al mercato”, ha comunicato Trevi, partecipata al 16,85% da Cdp Equity e controllata dalla famiglia Trevisani con il 32,73%, mentre proseguono “le interlocuzioni con il ceto creditorio, anche ai fini del rilascio dell’accordo di standstill e della definizione dalla manovra finanziaria, la società sta proseguendo nelle negoziazioni con Bain Capital Credit per una possibile operazione avente a oggetto l’indebitamento complessivo del Gruppo Trevi” precisando però che ad oggi “non è stato assunto alcun impegno, neppure di esclusiva”.

La situazione dell’azienda è nota al mercato già dal novembre scorso, quando il gruppo aveva comunicato la necessità di un rafforzamento patrimoniale nell’ambito di un piano di ristrutturazione e nominato il chief restructuring officer Sergio Iasi (nella foto).

Nell’operazione Trevi è affiancata da Vitale & Co. – a lavoro con il managing partner Orlando Barucci – mentre le banche creditrici (in particolare Unicredit, Monte dei Paschi, Banco Bpm e Bnp Paribas) hanno nominato Rothschild e lo studio legale Molinari e Associati. Infine i consulenti di PwC starebbero effettuando una due diligence per verificare le esigenze di cassa.  

La società conta oggi un indebitamento finanziario netto di 565,9 milioni (dai 440,9 milioni di fine 2016), con il peggioramento riconducibile prevalentemente alla discesa del settore oil&gas che ha causato un calo dei ricavi consolidati a 460 milioni di euro nel primo semestre di quest’anno (dai 519,3 milioni del primo semestre 2016). L’ebitda è stato negativo per 18,8 milioni, in crollo di 81,2 milioni da un ebitda positivo per 62,3 milioni nel primo semestre 2016, con la conseguenza di registrare una perdita netta di 118,3 milioni (da una perdita di 23,6 milioni nel semestre 2016).

Le dimensioni dell’aumento di capitale dovrebbero dunque essere tra i 200 e i 300 milioni di euro.

 

Noemi

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