Bper, piano da 450 milioni. Vandelli:”Vogliamo efficienza e semplificazione”
Un utile netto di 450 milioni di euro, con RoTE al 10%, un CET1 vicino al 12,5% e un dividend payout al 25%. Il piano industriale del gruppo Bper per il triennio 2019-2021 punta alla crescita soprattutto attraverso i servizi di bancassurance, Wealth management e Global advisory Imprese, ma senza tralasciare il credito al consumo, che sarà centrale, ha detto l’amministratore delegato Alessandro Vandelli (nella foto), perché “rende dieci volte più del credito industriale”». Da sviluppare e consolidare anche le pratiche di social responsibility, internazionalizzazione e innovazione.
Forte dell’acquisizione di Unipol Banca e di parte del Banco di Sardegna, l’istituto punta a una semplificazione gestionale e un miglioramento in termini di efficienza, fra cui la riduzione del numero delle banche commerciali del gruppo, a fine 2021, a due invece di cinque (resteranno solo Bper e Banco di Sardegna). Quanto alla politica di remunerazione per gli azionisti che prevede un dividendo payout medio nell’arco del piano industriale 2019-2021 pari a circa il 25%, l’ad risponde: “Questo è un livello che possiamo rispettare, ma c’è spazio per andare oltre il 25%”.
Nel dettaglio delle performance attese dalla banca a partire dai dati di fine 2018, l’utile netto è visto in crescita del 7,1% medio annuo, con margine di interesse in progressione limitata dello 0,7% medio annuo a 1,32 miliardi e commissioni a +3,6 per cento, cioè oltre 1 miliardo. Il risparmio gestito, in particolare, vedrà il proprio contributo aumentare del 5% medio annuo. Le spese per il personale sono previste in riduzione del 2% medio annuo, mentre le altre spese amministrative scenderanno in media dell’8,5 per cento. Le rettifiche nette totale aumenteranno del 5% l’anno, per un costo del rischio sostanzialmente stabile a fine piano. Quanto agli aggregati patrimoniali, i finanziamenti netti verso la clientela vedranno un progresso dell’1,6%, a 56 miliardi, la raccolta diretta del 3,7% a 65 miliardi “con aumento del peso della componente istituzionale anche per far fronte al potenziale rimborso delle aste Tltro II”.
Poi c’è il capitolo rischi e npl. Con l’acquisizione di Unipol, Bper aveva dismesso un miliardo di crediti deteriorati. Secondo quanto previsto alla voce de-risking, a quella somma si aggiungeranno altri due miliardi di emissioni di npl. L’obiettivo è un tasso Npe ratio lordo inferiore al 9%.
Il piano prevede anche la chiusura di 230 filiali (il 20% del totale), da “accompagnare” con una importante trasformazione digitale. Il personale sarà quindi ridotto di 1.300 unità entro il 2021, attraverso l’uscita di circa 1.700 dipendenti (1.500 con l’istituzione di un Fondo di solidarietà e circa 230 con la riduzione del ricorso al lavoro interinale), parzialmente bilanciata dall’assunzione di 400 persone “al fine di acquisire nuove competenze e supportare il ricambio generazionale”. Su questo fronte la banca prevede costi una tantum da 180-200 milioni che porteranno poi a benefici annui per oltre 80 milioni.
L’ad Vandelli ha escluso nuove operazioni di m&a, tranne nel caso si presentino occasioni interessanti, in quel caso, ha detto, “andremo a valutarle”. Poi ha aggiunto: “La nostra filosofia è in linea generale di conservare gli asset redditizi come ad esempio la gestione del risparmio e i sistemi di pagamento. Venderli vorrebbe dire fare cassa nell’immediato, ma poi pagare nel tempo le conseguenze di non controllare tutta la filiera”.