Brexit, i sei possibili scenari

Il countdown è iniziato: mancano poco più di 30 giorni alla Brexit, l’uscita  del Regno Unito dall’Unione europea. Non ci sarà più traccia dell’iconica isola nelle mappe dell’Ue e in aeroporto a tutti gli europei toccherà, come già adesso, fare la fila al controllo passaporti. Ma sul fronte economico le cose non sono così semplici. Dopo due anni di trattative il governo britannico guidato dal primo ministro Theresa May e i negoziatori europei non hanno ancora trovato un accordo. Il clima è febbrile. Le rivendicazioni e le strumentalizzazioni politiche la fanno da padrone. Così seppure le opzioni, a questo punto della partita, siano diverse, nessuna sembra veramente andare incontro alle esigenze di business delle controparti.

A riassumerle tutte ci ha pensato l’asset manager Aberdeen Standard Investments nella tabella che riportiamo di seguito. Dall’analisi del gestore l’esito più probabile è un accordo proposto da May, dato il ruolo chiave che il governo gioca nel negoziare e approvare la legislazione sulla Brexit. Tuttavia, il suo margine di manovra in questo contesto è chiaramente limitato da opinioni molto diverse all’interno del suo stesso partito in merito all’accordo di uscita proposto, oltre che dalla mancanza di volontà dell’UE di modificare la clausola di backstop.

Il secondo risultato più probabile è un’unione doganale, cioè l’unico accordo legale esistente che potrebbe ottenere la maggioranza in Parlamento anche se limitante della capacità del governo di concludere accordi commerciali a livello globale.

Sul fronte finanziario, il punto più caldo è l’eventuale rialzo dei tassi di massimi 25bps da parte della Bank of England in caso di accordo o un atteggiamento più attendista in caso di no deal.

Di seguito tutti i possibili scenari.

 

Noemi

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