Carige, BlackRock lascia il dossier ma spuntano altri tre fondi

Blackrock esce dalla partita su Carige. Nella tarda serata di mercoledì, il gruppo Usa ha comunicato ai commissari straordinari della banca genovese, Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, di non voler più partecipare al piano di ricapitalizzazione.

In una scarna nota, BlackRock ha fatto sapere che «un fondo in gestione non è più coinvolto in una possibile transazione con Banca Carige». Il gruppo sottolinea il suo  “ruolo di fiduciario”  rivestito “nei confronti dei propri clienti dei quali gestisce i patrimoni, è sempre stato l’elemento indispensabile nella valutazione di un’opportunità di investimento”. E in quest’ottica, “nonostante tutto il lavoro svolto nelle ultime settimane, compreso il tempo dedicato alla valutazione di possibilità alternative, purtroppo non è stato possibile raggiungere un accordo”.

Per Carige si torna così al punto di partenza, a una settimana dalla scadenza imposta dalla Bce per le offerte vincolanti. Intanto dal Governo si esclude una nazionalizzazione della banca: “Si va avanti per soluzioni private”, ha ribadito in serata il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Mentre i commissari ribadiscono di stare continuando a lavorare: “Non siamo da soli”, ha detto Modiano. E i rumors indicano già altri tre fondi stranieri che sarebbero in regime di due diligence con la banca.

In un comunicato, da Carige fanno sapere che a questo punto “proseguono le valutazioni riguardanti ulteriori soluzioni di mercato finalizzate ad assicurare stabilità e rilancio” della banca. Rispetto a prima, adesso c’è sicuramente qualche certezza in più su quale possa essere la strada da percorrere. Lunedì 6 maggio lo Schema Volontario del Fondo di tutela dei depositi aveva approvato la conversione a capitale dei 320 milioni di bond subordinati Tier 2 sottoscritti dallo Schema nel 2018, che era il primo passo della serie per arrivare alla prospettata ricapitalizzazione da 720 milioni di euro alla quale Blackrock, assieme ad  altri coinvestitori e la famiglia Malacalza, che attualmente possiede il 27,8% della banca, avrebbe dovuto partecipare. Del piano faceva parte anche l’intervento del veicolo del Tesoro Sga per rilevare 1,85 miliardi di euro di crediti problematici della banca.

La strada, insomma, sembra tracciata. Ora resta da trovare un altro cavaliere bianco che abbia l’interesse di percorrerla.

Noemi

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