Carige, prende corpo soluzione di sistema Registi Fitd e Schema, coinvolta Sga

Il salvataggio di Carige passa dall’intervento di Fondo interbancario e Schema volontario, con la partecipazione di Cassa Centrale Banca, Credito Sportivo e Mediocredito, nonché un contributo della famiglia Malacalza.

È quanto dice una fonte vicina alla situazione, confermando che la proposta di Apollo verrà rigettata al mittente e che l’operazione di ricapitalizzazione della banca ligure ammonta a circa 900 milioni di euro mentre non sembra essere alle porte, almeno al momento, l’intervento di un cavaliere bianco. Nessuna soluzione simile a quella che ha portato Intesa Sanpaolo a mettere le mani sugli asset in bonis delle banche venete, dunque.

Inoltre, stando alla fonte, è Sga il soggetto individuato per acquisire npl e utp di Carige. Stando infatti a quanto risulta a financecommunity.it, l’ex bad bank del Banco di Napoli avrebbe fatto un’offerta a inizio giugno per l’intero portafoglio di non performing exposure da 3,3 miliardi di euro a un prezzo che varia tra il 40 e il 45% del nominale per gli utp e tra il 20 e il 25 % per gli npl. L’offerta di Sga, però, ha la condizione che ci sia una soluzione privata per Carige, ovvero non un intervento pubblico come accaduto, ad esempio, per Mps.

Difficile che l’intera operazione ottenga il via libera dei vari soggetti coinvolti entro il 25 luglio: probabilmente ci sarà una sorta di dichiarazione d’intenti, per poi rinviare a settembre l’implementazione.

Oggi si è riunito il cda dello Schema volontario, che ha convocato l’assemblea per l’approvazione della conversione del bond in equity da 320 milioni.

Il Fondo interbancario (Fitd) ha definito l’intervento, la cui entità attuale è pari a 900 milioni, ma, secondo una delle fonti, non è detto che sia l’ammontare definitivo. Cassa Centrale Banca dovrebbe entrare con una quota nel capitale prevista attorno al 10% circa mentre il bond Tier 2 dovrebbe essere spartito tra Credito Sportivo e Mediocredito Centrale. Quanto alla famiglia Malacalza, l’azionista più grande ha dato la disponibilità a sottoscrivere parte dell’aumento di capitale.

Sebbene sul mercato continui ad aleggiare l’ipotesi di un intervento da parte di un gruppo bancario, con Bper che appare come il maggiore indiziato, chi sta lavorando al dossier non vede all’orizzonte questa soluzione.

Scartata definitivamente, infine, la strada che avrebbe portato Carige nelle mani di Apollo: stando a una delle fonti, infatti, l’operatore di private equity poneva tra le condizioni una call option a un euro sul bond da 320 milioni, condizione ritenuta inaccettabile.

Noemi

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