Confindustria: nel 2017 la moda cresce del 3,2% a 94,2 miliardi

La congiuntura favorevole che ha interessato l’economia mondiale nel corso del 2017 ha coinvolto anche l’industria italiana del “Tessile, Moda e Accessorio”. Secondo le stime preliminari elaborate dal Centro Studi dia, il fatturato del settore – che si ricorda è composto da calzature, concia, pelletteria, pellicceria, occhialeria, oreficeria-gioielleria e tessile-abbigliamento – presenta una dinamica di crescita pari al +3,2%, che porta il corrispondente livello ad approssimarsi ai 94,2 miliardi di euro (dati di pre-consuntivo).

Il complesso manifatturiero rappresentato da Confindustria Moda vede attive sul territorio nazionale 66.751 aziende, in grado di occupare quasi 581 mila addetti. In corso d’anno le aziende hanno assistito a una flessione dello -0,9% (corrispondente a -624 unità), mentre gli addetti risultano caratterizzati da una lieve dinamica di segno positivo (+0,1%), sintomo di un riposizionamento verso un nuovo punto di equilibrio conseguente al processo di ridimensionamento che ha colpito, pur con intensità diversa, tutti i settori qui considerati.

Nel 2017 la maggior spinta al settore “Tessile, Moda e Accessorio” è venuta, ancora una volta, dai mercati esteri, dove l’export ha mediamente messo a segno una crescita pari al +5,2%, portandosi a poco meno di 61,8 miliardi di euro. Nel periodo in esame, tra i settori best perfomer, ovvero interessati da incrementi a doppia cifra, si segnalano pelletteria, pellicceria ed oreficeria; meno marcati risultano gli incrementi per gli altri comparti, con crescita attorno al +3,5% per calzature e tessile-abbigliamento (che coprono rispettivamente il 15% e il 49% dell’export totale) e del +2,4% per l’occhialeria. Contestualmente, i flussi in entrata, in virtù di un aumento su base annua del +3,1%, superano i 34 miliardi di euro.

 

Il settore “Tessile, Moda e Accessorio”, riflettendo del resto una caratteristica distintiva delle singole industrie qui considerate, presenta con l’estero un rilevante surplus commerciale, che nel 2017 risulta pari a 27,7 miliardi.

Rispetto al dato 2016, il saldo attivo guadagna oltre 2 miliardi (+7,9%). Con riferimento alle due principali macro-aree geografiche, la UE copre il 47,8% dell’export a valore, mentre assicura il 44% dell’import. In maniera complementare, il complesso delle aree extra-UE assorbe il 52,2% dell’export, mentre vede originare il 56% dell’import.

Entrando nel dettaglio delle performance sperimentate dai singoli Paesi, in ambito europeo si confermano ai primi posti, quali partner d’elezione per le aziende del settore, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, tutti contraddistinti da dinamiche favorevoli. In particolare, la Francia cresce del +5,7%, la Germania del +3,7%, il Regno Unito del +4,1%, la Spagna del +5,0%.

In ambito extra-UE, va segnalata la Svizzera, in aumento del +17,2%, divenuta per molte delle merceologie qui considerate la principale piattaforma logistica per la successiva riesportazione in altri mercati. L’export verso gli Stati Uniti mostra una moderata crescita, pari al +0,8%, per un totale di 5,4 miliardi di euro. Con riferimento al Far East, Hong Kong cresce del +3,2% portandosi a quasi 3,8 miliardi, la Cina registra un aumento del +14,1% oltrepassando i 2,2 miliardi, la Corea del Sud evidenzia un +8,5%, salendo a quota 1,4 miliardi; di contro, il Giappone flette del -2,9%. La Russia, dopo le perdite accusate nel biennio 2014-2015, prosegue nel sentiero di recupero, accelerando al +12,4% e risalendo a quasi 1,7 miliardi.

Relativamente ai main supplier, la Cina, nonostante il lieve calo accusato nel 2017 (-1,3%), resta saldamente il primo fornitore per il complesso dei prodotti qui esaminati, con 6,8 miliardi di euro, ovvero il 20% del totale settoriale importato. Segue a distanza un gruppo di Paesi Ue, tradizionali partner delle imprese del settore: l’import da Francia e Germania cresce del +9,5%, quello dalla Spagna del +8,0%, mentre flette la Romania (-2,8%). Continuando nella classifica dei principali mercati di approvvigionamento, si registra la prosecuzione del trend positivo nel caso del Bangladesh (+4,3%), mentre la Turchia accusa una contrazione pari al -3,9%. Anche lato import la Svizzera presenta un ritmo di crescita sostenuto (+22,3%); all’aumento dei Paesi Bassi (+5,1%) fa, invece, eco il decremento del Belgio (-2,6%). Da ultimo, sempre con riferimento a fornitori di prodotti per almeno 1 miliardo di euro, l’India sperimenta un incremento del +1,6%.

Noemi

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