Kruk con Agecredit avvia l’attività di servicing. Scorsone: “In Italia investiremo altri 140 milioni”

L’ultima mossa, nonché secondo tassello del piano di sviluppo in Italia di Kruk, multinazionale polacca attiva nella gestione del credito problematico, è stata l’acquisizione lo scorso 16 aprile del 51% (con l’impegno ad arrivare al 100% del capitale nei prossimi mesi) di Agecredit, società attiva nel mercato del recupero crediti per conto terzi con sede a Cesena. Ma gli investimenti in Italia della società quotata a Varsavia non sono finiti qui.

Negli ultimi due anni il gruppo ha investito 140 milioni nel nostro Paese, acquistando pacchetti di non performing loans per 2,8 miliardi e, nel novembre 2016, il servicer Credit Base International. L’idea è di “replicare questa somma per portare avanti la nostra strategia e posizionarci fra i primi cinque operatori in Italia”, ha spiegato in conferenza stampa Alessandro Scorsone (nella foto), director of strategic transactions e client relations di Kruk in Italia e amministratore delegato di Agecredit. In particolare, l’aggregazione di Agecredit è finalizzata a “permettere al gruppo di portare avanti due linee di business, una relativa all’acquisito di pacchetti di non performing loans e l’altra dedicata al servicing, in modo da offrire alle banche e ai clienti un servizio completo”. Il focus è in particolare su “crediti small ticket unsecured, principalmente retail e consumer”, con l’obiettivo di estendersi anche sul fronte delle piccole e medie imprese e di incrementare gli npl in gestione detenuti tramite Agecredit di circa otto volte a 3 miliardi di euro entro il 2021.

Agecredit è stata fondata nel 1994 dall’imprenditore Marco Pasini, che è anche l’attuale presidente di Unirec, l’associazione di categoria delle società di recupero crediti. Nel 2017 ha generato 3,1 milioni di euro di ricavi e conta 68 dipendenti, nonché 80 clienti tra i quali gruppi come Bnp Lease Group, Compass, Deutsche Bank, Banca Intesa e Findomestic. “L’acquisizione della società è coerente con la nostra strategia – ha spiegato Scorsone – cioè rilevare piccole realtà e poi optare per una crescita organica. Ad esempio Credit Base nel 2016 contava 25 dipendenti, ora 240. Nel complesso oggi in Italia siamo oltre 300 persone”.

Per Kruk quello del servicing è un mercato interessante, che tuttora registra “circa 800 milioni di fatturato all’anno”, ha osservato Antonio Cataneo, direttore generale di Agecredit, oltre a conferimenti per 71 miliardi in particolare sul mercato secondario (non performing exposure), ma che potrebbero essere molti di più se si considera il nascente mercato degli unlikely to pay. Per Scorsone fra gli utp c’è infatti una buona percentuale di small ticket che il gruppo punta a conquistare. “Su 94 miliardi di utp, che diventano 60 miliardi lordi, stimiamo che circa il 15-20% siano relativi a ticket più piccoli, sia corporate che retail, che le banche non hanno tempo e modo di gestire perché concentrate su ticket più grandi. Parliamo di circa 20 miliardi di euro, si tratta di un evidente opportunità per il nostro gruppo”.  Tuttavia c’è del lavoro da fare perché il mercato è ancora acerbo e questi crediti sono più difficili da classificare rispetto agli npl: “Il primo passo è portare avanti un lavoro di segmentazione dei crediti per capire quali possono essere affidati in outsourcing e quali sono, ad esempio, i contratti con aziende ancora attive”. Di certo le banche stesse dovranno attrezzarsi con delle figure professionali in grado di gestire questi crediti, ma per Scorsone “c’è fiducia nello sviluppo di questo mercato”.

Quanto all’acquisto e alla gestione dei portafogli di crediti, Kruk oggi ha in pipeline operazioni per 10 miliardi, di cui 4 in attuale valutazione suddivise in sei progetti, e “il mercato ci sembra promettente, con almeno 70-75 miliardi di transazioni previste per il 2018”, ha aggiunto Scorsone, specificando però che molto dipenderà dal rinnovo o meno delle Gacs, in scadenza a settembre, “senza le quali gran parte delle operazioni, soprattutto quelle ‘sistemiche’, non ci sarebbero”.

Noemi

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