Credimi, diventeremo grandi
Triplicare i numeri nei prossimi due anni, valutare se diventare banca e se approdare su listino azionario. Credimi, la startup innovativa nei finanziamenti digitali alle pmi, è pronta a decollare. Il 2019 si è chiuso con finanziamenti erogati per oltre 500 milioni, 15mila domande di credito da parte delle piccole e medie imprese e ricavi che hanno raggiunto un ritmo annuo attorno ai 5 milioni. Ma il bello deve ancora arrivare, perché, per quanto giovane (è stata fondata nel settembre 2015 e operativa da gennaio 2017), è giustamente ambiziosa.
«Non vogliamo essere una startup eterna, vogliamo diventare mainstream», dice Ignazio Rocco di Torrepadula (nella foto), fondatore e amministratore delegato di Credimi, in quest’intervista a MAG.
Proveniente da The Boston Consulting Group, dove ricopriva il ruolo di leader della practice istituzioni finanziarie, Ignazio Rocco è senior advisor di Tikehau Investment Management. Dopo una carriera nel settore finanziario e nella consulenza si è trasformato in imprenditore. Dimostrando che si può creare una startup, focalizzata sul digitale, anche quando si hanno i capelli bianchi. Per farlo, certo, si è circondato di giovani, professionisti con età tra 28 e 35 anni. Ma i suoi collaboratori più stretti assicurano che l’anagrafe non conta: l’ex manager di Bcg ha un’energia ineguagliabile e contagiosa.
Ignazio Rocco è partito con oltre 8 milioni di euro garantiti dai risparmi e da un gruppo di imprenditori italiani, tra cui Nerio Alessandri, Alessandro e Mauro Benetton, Lorenzo Pellicioli, Massimo Tosato e Dante Roscini. Anche il fondo globale Tikehau Capital ha fatto parte dei primi sostenitori. Poi sono arrivati i fondi di venture capital (United Ventures e Vertis), che, nel settembre 2018, hanno sottoscritto un round da 10 milioni.
La chiacchierata con il fondatore di Credimi parte dai numeri e dall’eventualità di ricorrere nuovamente al mercato nei prossimi mesi. Credimi «è funded per i progetti di espansione di quest’anno. Per il 2021 e per il piano di trasformazione che abbiamo in testa potremmo dover ricorrere a un nuovo round di finanziamento. Magari cominceremo a prepararlo quest’anno, ma in ottica 2021». Il “piano di trasformazione” è qualcosa che l’imprenditore non vuole svelare, ma che, lo ribadisce più volte, comporterà un’evoluzione radicale del business della fintech. «Prepareremo quest’anno qualcosa di parecchio nuovo, che lanceremo nel 2021. Non posso dire di più…».
Facciamo un passo indietro e parliamo dei numeri dell’anno scorso. «Nel 2019 abbiamo erogato oltre 500 milioni di finanziamenti, registrando un rimo di 15mila domande l’anno», dice l’AD. «Sono numeri molto importanti per un’azienda giovane. Abbiamo raggiunto un ritmo annuo di ricavi pari a 5 milioni l’anno». Da quando siamo sul mercato abbiamo processato 70mila fatture e servito oltre 4mila aziende. «Sono molto contento dei numeri raggiunti, con un contributo di consulenti e intermediari inferiore al 10% e un controllo del costo del rischio molto basso (le perdite sul credito ammontano all’1% circa)».
L’obiettivo di quest’anno è «rendere i nostri prodotti accessibili ad aziende sempre più piccole, sino ad arrivare alle ditte individuali. È ciò che ci connota, sarà la direttrice di sviluppo del 2020. Lanceremo nuovi prodotti, rimuoveremo i vincoli, puntando alla parte sempre più bassa della piramide delle imprese». A breve, infatti, «partiremo con i potenziali clienti con fatturato inferiore a 250mila euro, inizialmente un migliaio già in lista d’attesa».
Quest’anno, traspare dalle parole dell’imprenditore, servirà a preparare il grande balzo di Credimi. «Nei prossimi due anni vorremmo nuovamente triplicare tutti i numeri. E raggiungere il breakeven». Per farlo, il fondatore di Credimi valuta anche l’acquisizione della licenza bancaria…
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