Crediti non performing, npl in calo, ora si apre il capitolo utp

I crediti non performing nei bilanci delle banche sono calati in modo significativo negli ultimi quattro anni, ma le transazioni riguardanti gli unlikely to pay (utp), per quanto in crescita, faticano a decollare.

Sono le principali evidenze che emergono dall’edizione 2019 del report PwC Assembling the Puzzle.

Gran parte dei trend indicati dal documento erano stati anticipati in un articolo comparso sul numero di MAG online dal 15 luglio.

I volumi di non peforming exposures (npe) sono calati dal picco di 341 miliardi a fine 2015 a 180 miliardi in chiusura dell’anno scorso. I non performing loans (npl) sono scesi a 97 miliardi da 200 miliardi. Più di 190 miliardi di npe lordi sono stati oggetto di operazioni di cessione dal 2015 al 2018 (di cui 84 miliardi solo nel 2018); crediti per circa 63 miliardi sono passati di mano tramite cartolarizzazioni con Gacs, che, secondo PwC, a seguito del rinnovo avvenuto nel marzo scorso, “continuerà ad essere un fattore chiave per il mercato a venire”.

I business plan delle principali banche italiane prevedono, in media, una riduzione ulteriore del npe ratio lordo di circa 1,6 punti percentuali entro 2-3 anni, a partire dal 2018; tale previsione, sottolinea il report, “potrebbe significativamente aumentare in caso di jumbo deals, grandi operazioni volte a dare soluzioni sistematiche al problema dello stock”.

Ridotto il peso delle sofferenze a livello fisiologico, le banche hanno cominciato a cedere portafogli di utp: alla fine del primo semestre, infatti, le transazioni riguardanti gli incagli erano pari a 9 miliardi su un totale di 20 miliardi di deal su npe. PwC sottolinea l’indirizzamento del mercato verso jumbo deals anche sugli utp.

Altro trend individuato dalla società di consulenza è il consolidamento dei servicer: nell’industria, infatti, i primi cinque player realizzano il 53% circa dei ricavi.

“A seguito dell’accelerazione del processo di deleverage”, commenta Pier Paolo Masenza (nella foto), financial services leader di PwC, “la pressione del mercato e dei supervisori rimane alta. In particolare, è cresciuta l’attenzione alle esposizioni utp ed è attesa in aumento la quota di transazioni effettuate sul secondario: per questo 2019 ci aspettiamo, complessivamente, un mercato da circa 50 miliardi lordi. In questo contesto di mercato e regolamentare, banche tradizionali, challenger banks e servicer saranno necessariamente spinti a rivedere le strategie e modelli di business, contribuendo così a comporre definitivamente il puzzle npl”.

Noemi

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