Ferretti ritira l’offerta finalizzata alla quotazione, sceglie private placement

Ferretti ha interrotto l’offerta finalizzata al collocamento delle azioni sul Mercato Telematico Azionario (Mta) di Borsa Italiana, optando per il private placement del 30% del capitale.

La decisione, si legge in un comunicato, è stata adottata dagli azionisti a causa del “deterioramento delle condizioni dei mercati finanziari”, che “non consente di valorizzare correttamente la società”.

Nella nota si fa riferimento “all’apprezzamento manifestato dagli investitori, in particolare italiani e asiatici, che hanno sostenuto e creduto nell’azienda”. Ferretti “continuerà a perseguire gli obiettivi di sviluppo e di crescita”.

Ferretti ha sei cantieri, tutti in Italia, che impiegano oltre 1.500 persone, e nei primi nove mesi ha generato una raccolta ordini per oltre 465 milioni (+18%). Il gruppo ha un portafoglio di otto marchi: Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Itama, Mochi Craft, CRN, Custom Line e Wally. Il gruppo è guidato dal presidente Tan Xuguang e dall’amministratore delegato Alberto Galassi (nella foto).

Il prezzo espresso dal mercato non è piaciuto agli azionisti, il gruppo cinese Weichai (86%) e Pietro Ferrari (11%), che erano partiti da una richiesta iniziale di 2,5-3,7 euro per azione, tagliata a 2-2,5 euro su proposta delle banche. Tan Xuguang, ha riportato l’Ansa, ha puntualizzato che Ferretti “continuerà a ottimizzare l’allocazione delle risorse dal mercato finanziario e individuare il momento giusto per la quotazione quando la situazione sui mercati finanziari si sarà stabilizzata”.

All’agenzia di stampa Galassi ha rivelato che “prima Ferretti chiuderà il bilancio e farà vedere quanto vale, poi procederà con un private placement”, dato che ha in corso colloqui “con alcuni investitori da mesi”.

L’amministratore delegato ha precisato che “il book è stato chiuso e allocato tutto, ma a prezzi bassi, perché i mercati non sono amici di nessuno, né in Italia né negli altri Paesi”. Pertanto, l’ipo “riprenderà dopo che avremo fatto vedere quanto valiamo e insieme a un nuovo socio”, che potrebbe arrivare fino al 30% del capitale, per poi diluire la quota dei tre soci in caso di nuovo tentativo di quotazione.

“La cosa più bella dell’ipo che abbiamo fatto”, ha confidato Galassi, “è stato il sostegno degli investitori italiani, in particolare Generali, Mediolanum, Fideuram e Kairos”.

L’offerta ha visto Barclays, Bnp Paribas, Mediobanca e Ubs agire in qualità di joint global coordinators e joint bookrunners. Bnp Paribas è anche sponsor ai fini della quotazione.

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