Gli investimenti sostenibili rendono più degli altri: il report di Banca Etica – AUDIO
di Elisabetta Barbadoro
Le banche etiche rendono di più delle altre e sono più attive nella concessione del credito, ottenendo un impatto positivo nell’economia reale. È quanto emerge dal report annuale stilato dalla fondazione culturale di Banca Etica e presentato il 6 febbraio alla sede del Parlamento europeo di Bruxelles.
Lo studio si basa sulla comparazione dei dati di 23 banche europee specializzate nella finanza sostenibile – aderenti alla Global Alliance for Banking o Values e alla Federazione europea delle Banche Etiche e Alternative – e di 15 banche “sistemiche”, cioè grandi istituti con sedi in vari Paesi europei individuati dall’Autorità bancaria europea. Tra le italiane, nel primo gruppo c’è, naturalmente, Banca Etica, nel secondo gruppo Unicredit.
I risultati della ricerca toccano tre punti fondamentali: negli ultimi dieci anni le banche sistemiche hanno ridotto i volumi emessi per fare credito, privilegiando altre attività come investimento in titoli e servizi finanziari. Nel 2017 l’attività di prestito delle banche “too big to fail” (quelle sistemiche) ha superato di poco il 40%, mentre le banche etiche hanno mantenuto un volume del 77% sul totale delle attività. Questo significa che le banche etiche erogano più prestiti e hanno un impatto maggiore sull’economia reale. «Un risultato abbastanza scontato – ha commentato il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri (nella foto), ai microfoni di Financecommunity – ma nell’elaborare i risultati sono emerse altre realtà più “controintuitive”».
Il riferimento di Biggeri è al dato sul rendimento degli investimenti, è un pensiero comune il fatto che gli investimenti etici rendano meno ma la ricerca di Banca Etica smentisce questa affermazione: tra il 2007 e il 2017 le banche sostenibili hanno reso oltre il triplo rispetto alle banche tradizionali, con una redditività media annua del 3,98% contro l’1,23%.
Un risultato non scontato, secondo il presidente, ma che può essere motivato guardando agli investimenti lungo termine: «Secondo me bisogna intendersi sugli orizzonti temporali che ognuno dà al proprio investimento – continua Biggeri -. Sul medio e lungo periodo, e ci sono degli studi che lo confermano, si verifica che i fondi sostenibili sono più stabili e hanno rendimenti più stabili. La spiegazione che viene data è che se un’impresa è attenta agli aspetti ambientali e sociali, culturalmente è attrezzata per un business che ha un orizzonte di gestione di alcuni anni, questo evita titoli troppo speculativi che possono rendere nel breve periodo ma sono più rischiosi sul lungo periodo per via delle turbolenze del mercato».
Poi c’è il terzo elemento, un dato “strano” secondo il presidente, che riguarda la qualità del credito. Se confrontando le banche europee etiche e sistemiche emerge che la qualità del credito è essenzialmente la stessa, in Italia lo scenario cambia e Banca Etica avrebbe una qualità del credito superiore alle altre italiane, nel caso del report a Unicredit che, ricordiamo, è l’unica banca italiana sistemica considerata nella ricerca. «Si tratta di un’anomalia delle banche italiane – spiega Biggeri -: hanno una qualità del credito peggiore rispetto alla media europea», un livello più alto di non-performing loans, per esempio.
In generale, gli investimenti in Esg (environmental, social and governance), secondo i dati raccolti da Credit Suisse, hanno avuto – tra agosto 2010 e dicembre 2017 – un rendimento annuo del 5,31% secondo l’indice MSCI, a fronte dell’1,8% degli investimenti tradizionali. Maggiore rendimento, quindi, ma anche minore rischio: secondo gli stessi dati il rischio sui prodotti Esg è del 15,74% contro il 16,98% di rischio sugli altri investimenti.
La presentazione dei risultati della ricerca si è tenuta al Parlamento europeo, in questa occasione Banca Etica ha esposto le proprie considerazioni sui provvedimenti da adottare a livello comunitario per incentivare gli investimenti sostenibili. Il movimento della finanza etica – si legge nel report – auspica maggiore coraggio da parte della Commissione Europea che sta lavorando all’introduzione di una definizione universalmente accettata (tassonomia) per gli investimenti responsabili in Europa. Fin qui la Commissione Ue sembra volersi concentrare sui soli aspetti ambientali, mettendo in secondo piano i criteri sociali. Un errore di prospettiva che Banca Etica sta cercando di far modificare.
Financecommunity, su questo punto, ha chiesto a Ugo Biggeri ulteriori spiegazioni. Ascolta qui il podcast per conoscere la sua risposta: