Goldman Sachs, nuova sede a Milano e 100 dipendenti in Italia nel 2019
Goldman Sachs è pronta a rafforzare la propria presenza in Italia con un ufficio tutto sui a Milano.
La banca d’affari statunitense, stando a quanto ha riportato Reuters, starebbe per affittare un nuovo spazio in una via centrale di Milano, a pochi passi dal Duomo, nell’ex sede del Banco di Napoli, dove trasferire almeno 100 persone, oltre alle 20 già presenti nel nostro Paese sotto la guida del co-country head Massimo Della Ragione (nella foto).
Il colosso Usa dovrebbe spostarsi nel primo trimestre 2019 negli uffici milanesi che ospiteranno diversi investment banker oggi basati a Londra, ma già dal 2018 si dovrebbe trasferire in Italia un team di sette banchieri, tra cui Francesco Pascuzzi, co-head dell’investment banking in Italia. Si tratta di una mossa importante per Goldman, che a oggi è fra le meno presenti sul territorio nazionale fra le prime cinque banche americane.
Un portavoce della banca ha detto però che l’espansione in Italia non è legata alla Brexit, ma piuttosto agli “investimenti in corso sulla rete italiana” e nel contesto di una riorganizzazione più ampia, che va dagli Usa alla Germania, dove all’inizio del mese scorso Goldman ha annunciato l’affitto di un ufficio da 10.000 metri quadri a Francoforte per più di 1.000 dipendenti.
Tutte queste mosse, se non ufficialmente legate all’onda lunga del referendum del 23 giugno 2016 nel Regno Unito, riflettono la necessità di trovare alternative pratiche a Londra, soprattutto per via del “passporting right”, ovvero il diritto per una banca presente in un Paese europeo di operare negli altri 27 stati dell’Ue senza bisogno di avere una licenza in ciascuno di essi. Diritto che, in caso di hard brexit, potrebbe venire meno, e per questo le big bank internazionali, oltre ad aver ridotto di 350 miliardi l’esposizione in bilancio verso la Gran Bretagna, stanno spostando sedi e uffici al riparo dell’Unione europea.
A questo proposito anche Jp Morgan, che è presente in Italia con circa 160 persone, e Citi, con uno staff di 200 professionisti, puntano ad aumentare la quota italiana. Come aveva spiegato a settembre a Reuters Leopoldo Attolico, numero uno di Citi in Italia, se in passato “assumere gente da Londra era difficile perché nessuno voleva essere ricollocato al di fuori della City, oggi le cose sono cambiate, c’è un senso di insicurezza tra i non inglesi che lavorano a Londra e abbiamo visto maggiore interesse verso Milano, complici anche gli incentivi fiscali varati di recente”.