Il deal Revo e il ritorno delle Spac: parla Guido Austoni (Intesa Sanpaolo)

Un’onda lunga che arriva dall’altra sponda dell’Atlantico. Il fenomeno Spac torna a tenere banco negli Stati Uniti. E in Italia riprende vigore.
Questi veicoli, che consentono un accesso più rapido alla Borsa ad aziende dal grande potenziale, nel 2020 hanno raccolto poco più di 80 miliardi di dollari negli Usa in una serie di operazioni che ha sfiorato quota 250. Un boom che si sta ripetendo anche quest’anno (all’8 giugno 2021, il numero di Spac lanciate negli Usa è già arrivato a 331) riaffermando l’appeal di questo filone di business.

E in Italia? Dopo il boom degli anni 2016-2018, questo filone di attività sembrava appannato. Ma evidentemente, anche grazie alla scia statunitense, si comincia a registrare nuovo interesse. E non parliamo solo di intenzioni: ci sono anche i fatti.

L’operazione più recente e che, in certo qual modo, si candida anche al compito di ridare slancio a questo filone di business, è rappresentata dal progetto Revo a cui hanno dato vita Alberto Minali e Claudio Costamagna.L’iniziativa punta alla creazione di una compagnia assicurativa. Il veicolo ha raccolto 220 milioni di euro e il 26 maggio ha debuttato a Piazza Affari.

Il collocamento è stato curato da Intesa Sanpaolo e UBS, in qualità di joint global coordinator e joint bookrunner, e da Equita, in qualità di joint Bookrunner, Nomad e Specialist. Sul piano legale, invece, Revo è stata assistita dallo studio Gianni & Origoni, con un team guidato dall’avvocato Emanuele Grippo, dal notaio Filippo Zabban socio dello studio ZNR e da PwC. 

MAG ha deciso di commentare l’operazione e il trend che potrebbe inaugurare assieme a Guido Austoni, responsabile equity capital markets di Intesa Sanpaolo che, come detto, con la sua struttura ha curato, in qualità di Jgc e Jb il collocamento di Revo.

L’operazione Revo ha riacceso l’attenzione sul fronte Spac. Perché il fenomeno delle special purpose acquisition company ha avuto una battuta d’arresto negli ultimi tempi? 
Dal 2011 al 2018 in Italia sono state quotate 26 SPAC che hanno raccolto circa 4 miliardi di euro. Nel biennio 2019-2020, complice la pandemia, c’è stata un’unica operazione, peraltro di dimensioni ridotte. Volendo sintetizzare, i fattori più significativi che hanno causato questo allontanamento delle Spac dal mercato sono probabilmente da cercare nel complesso allineamento di interessi tra promotori, investitori e target, in taluni casi nelle difficoltà a completare la business combination e nel mancato raggiungimento dei target di prezzo che, alle volte, hanno visto registrare valori inferiori a quello di Ipo dopo la combination.

Cos’è che lo ha rimesso in moto?
Le incertezze legate alla pandemia hanno congelato molta liquidità, questo fattore ha fatto sì che le Spac, in quanto “opzioni equity a basso costo” (almeno fino alla business combination), abbiano potuto registrare volumi record nel mercato statunitense dove hanno evidenziato una raccolta complessiva pari a 83 miliardi di dollari nel 2020 e pari a 100 miliardi nei primi mesi del 2021, rappresentando circa il 40% della raccolta totale delle IPO.


Gli Usa stanno facendo da traino per il mercato anche da questa parte dell’Atlantico?
Sulla scia del…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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