Gestire la tesoreria per favorire gli investimenti

di Nicola Barbiero*

 

Come anticipo nel precedente pezzo, ora si inizia a entrare nel vivo della questione provando a proporre soluzioni utili a sciogliere i diversi nodi che possono frenare i fondi pensione negoziali nell’investimento in economia reale: oggi affrontiamo il tema della gestione della tesoreria.

La struttura dei flussi di cassa che interessa il fondo pensione negoziale è abbastanza lineare. In un primo momento c’è la raccolta: le aziende associate versano periodicamente le contribuzioni in nome e per conto dei propri dipendenti iscritti al fondo, il quale, ricevuti gli accrediti, provvede a ripartire questi ultimi tra i diversi comparti (linee d’investimento) sulla base delle scelte di ciascun iscritto. In questo modo i contributi “entrano in gestione” e i soggetti delegati (tipicamente SGR o compagnie di assicurazione), hanno l’effettiva disponibilità degli importi e possono investirli sulla base del mandato loro assegnato.

La seconda fase è la liquidazione che si presenta nel momento in cui gli iscritti (sulla base delle possibilità date dalla normativa) richiedano la disponibilità dei loro risparmi o prevedano di cambiare la linea di investimento; in questo caso il processo segue il percorso opposto: i gestori creano la liquidità sulla base di quanto fornito dal fondo pensione dismettendo parte degli investimenti, tali importi verranno poi liquidati agli iscritti per competenza.

In che modo gli investimenti in economia reale dovrebbero interferire in questo schema? E perché ciò rappresenta un freno? Questioni più tecniche che pratiche: vediamole.

Al momento della sottoscrizione, il fondo pensione registra un impegno al versamento; quest’ultimo si andrà a concretizzare in tempi e modi difficilmente definibili ex-ante e soltanto nel momento in cui la SGR richiama le somme necessarie all’investimento (o al pagamento delle commissioni). In questo senso il fondo pensione si trova, con tempi ristretti, a dover creare la liquidità (richiedendo i disinvestimenti ai gestori) necessaria con il rischio che ciò avvenga in situazioni di mercato critiche (vedi quanto accaduto negli ultimi giorni del mese di maggio). Se da una parte le esigenze del fund manager sono chiare (l’operazione deve essere chiusa e l’imprenditore vuole ricevere quando stabilito), quali possono essere le possibili soluzioni per il Fondo Pensione?

Conoscendo le diverse esigenze dei due operatori, le soluzioni possibili sono molteplici; provo a proporne alcune: richiedere alla SGR, attraverso un Side Letter (meglio contrattualizzare gli aspetti delicati anche in funzione di trasparenza per gli organi di vigilanza), di adottare il maggior sforzo possibile (best effort) perché il fondo pensione venga avvisato alcuni giorni prima della chiusura dell’operazione. Una prima soluzione soft che permetterebbe di gestire la tesoreria verificando, per tempo, la disponibilità della somma necessaria.

Ipotesi che potrebbe essere anche allargata inserendo, direttamente nel regolamento, l’indicazione che il richiamo debba prevedere delle tempistiche più dilatate rispetto a quelle ordinarie (tipicamente vengono previsti 10 giorni dal momento dell’avviso di richiamo al giorno di valuta). Attenzione, però, a non richiedere anticipi eccessivi: il rischio è che l’SGR richiami la somma con molti giorni di anticipo così da rispettare il regolamento, e l’operazione, per i motivi più diversi, non venga conclusa e si debba restituire quanto richiamato. In questo caso il problema sarebbe duplice (l’importo, per un periodo di tempo, non è investito né dai gestori “tradizionali” né dal fund manager a danno degli iscritti al fondo pensione).

Esiste una terza via, a mio parere la strada più efficace, che consiste nel trattare in modo diverso i richiami sulla base della loro natura: in questo modo l’SGR e il fondo pensione potrebbero prevedere ex-ante le tempistiche dei richiami per commissioni (che per loro natura sono periodici e di importo predeterminabile, almeno in fase di investimento) ed accordarsi per un best effort in prossimità di un investimento.

Il nodo della gestione della tesoreria ora dovrebbe essere sciolto o, quanto meno, si inizia a ragionare sulle modalità per far fronte a questa problematica che emerge in modo preponderante nella fase iniziale del programma di investimento in questa asset class (primi 5 anni circa). Successivamente, quando per i primi fondi sottoscritti inizia il periodo di disinvestimento, l’asset class dovrebbero (condizionale d’obbligo) “auto-finanziarsi” attraverso il meccanismo di rolling dei flussi finanziari (gli importi disinvestiti dovrebbero permettermi di far fronte ai richiami dei nuovi fondi).

 

*Cfo di un fondo pensione negoziale

 

 

Questo articolo fa parte del blog “Serve del catch up”, leggilo qui. 

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