M&A Italia, tanti deal ma più piccoli. Ferrero ed EssilorLuxottica tra i più attivi

Più deal, ma più piccoli. Il rapporto Kpmg sull’attività di M&A nei primi nove mesi dell’anno evidenzia che le operazioni di grandi dimensioni nel 2019 sono sparite, lasciando spazio a un maggior numero di deal di small e mid size.

Tra gennaio e settembre, infatti, sul mercato italiano si sono registrate circa 740 operazioni di fusione e acquisizione tra imprese (+18,4% rispetto al 2018), per un controvalore complessivo pari a 32 miliardi di euro (-15,4%).

Kpmg spiega l’assenza di big deal con l’instabilità del quadro geopolitico (in particolare, la guerra dei dazi Usa-Cina e la mancanza di chiarezza sul tema Brexit) e con i segnali di rallentamento economico.

La società di consulenza guarda anche l’altro lato della medaglia: le piccole e medie imprese stanno ricorrendo con maggiore frequenza alle acquisizioni come leva di crescita.

“Sottotraccia stiamo assistendo a un interessante fenomeno di consolidamento in parecchi settori del made in Italy”, commenta Max Fiani (nella foto), partner Kpmg e coordinatore del report. “Si tratta spesso di operazioni di piccola taglia, ma che denotano un atteggiamento imprenditoriale orientato alla crescita. Gli imprenditori italiani si stanno rendendo conto che la dimensione è una variabile strategica per la competitività e che l’M&A accelera i percorsi di crescita e di internazionalizzazione. Si tratta di una buona notizia anche in chiave difensiva, rispetto all’assalto delle multinazionali estere”.

Il diktat salviniano “prima gli italiani” sembra essere stato recepito dal mondo imprenditoriale: le operazioni tra aziende tricolori sono state 381, con un incremento del 23% rispetto a un anno prima. Al risultato hanno contribuito i cosiddetti serial acquirer: Ima ha finalizzato quattro acquisizioni nel settore dei macchinari per il packaging; Zucchetti ne ha messe a segno ben undici ed EssilorLuxottica ha acquisito Barberini, il più importante produttore al mondo di lenti da sole in vetro ottico, per 140 milioni.

Ma le aziende non guardano solo in casa: soggetti italiani hanno realizzato 135 acquisizioni di società estere (+20%). Tra gli esempi, Ferrero che ha acquisito i business snack e biscotti di Kellogg’s e la produttrice di biscotti danese Kelsen (rispettivamente per 1,2 miliardi e 270 milioni). Annunciati, ma non ancora finalizzati, l’acquisizione da parte di EssilorLuxottica del 76,72% del capitale della catena olandese GrandVision (per circa 5,5 miliardi) e l’accordo di condivisione delle torri in Italia tra Inwit e Vodafone (affare da complessivi 5 miliardi).

Resta vivace l’attività di M&A di società estere in Italia: 225 operazioni (+10). Molto attivi i gruppi Usa (60 operazioni); tra l’altro, sottolinea Kpmg, un imprenditore italoamericano, ovvero Rocco Commisso, ha acquisito la Fiorentina, a conferma dell’interesse suscitato dal calcio italiano a livello mondiale.

In crescita l’apporto degli operatori di private equity, che hanno investito oltre 8 miliardi in 112 operazioni. Tra i più attivi, Alto Partners, Wise e IDeA Capital, con tre operazioni a testa.

Il numero di Ipo dall’inizio dell’anno (25) risulta in linea con quello registrato lo scorso anno (24), suddivise in 23 sull’Aim e due sul Mta (Italian Exhibition Group e Nexi).

Noemi

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