La nuova fisionomia dell’m&a post-Covid

Che il primo semestre 2020 dell’m&a non sarebbe stato dei migliori era prevedibile fin dall’inizio della pandemia, con le prime chiusure e lo stop dei consumi. Così i dati che cercano di inquadrare i primi travagliati sei mesi di quest’anno non sorprendono.

Stando a Kpmg, in questo periodo in Italia sono state formalmente chiuse 381 operazioni, 119 in meno rispetto alle 500 dei primi sei mesi del 2019, per un controvalore complessivo di quasi 20 miliardi di euro, in rallentamento (-16,2%) rispetto ai 23,4 miliardi del primo semestre dello scorso anno. In particolare, tra marzo e giugno, cioè il trimestre di lockdown, si sono registrate circa 195 operazioni contro le 361 dello scorso anno, quasi il 50% in meno.

Numeri che fanno capire l’entità della crisi provocata dal lockdown e che però ci suggeriscono solo in parte quanto profondamente questi fattori abbiano cambiato il mercato. Come è emerso dal webinar organizzato da Financecommunity assieme a Pedersoli Studio Legale dal titolo “M&A ai tempi del Covid-19”, che ha visto la partecipazione di Orlando Barucci, managing partner di Vitale&Co; Luca Bucelli, managing director e country head Italy di
Tikehau Capital; Francesco Magrì, head of m&a e corporate finance Italy di J.P. Morgan; Alessandro Marena, equity partner di Pedersoli Studio Legale; Michele Marocchino, managing director di Lazard; Patrizia Micucci, managing director di NB Aurora; Carlo Moser, direttore investimenti di FSI; Valentina Pippolo, partner e country head Italy di Alpha Private Equity; Mauro Roversi, partner e chief investment officer di Ambienta, e Francesco Silva, managing director di Lincoln International, esistono una serie di criticità che bisogna affrontare….

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