Ladvisory sostiene i bilanci delle banche e attira gli outsider
Banche d’investimento in crisi? Si?, ma non a tutti i livelli.
Se, infatti, la regolamentazione stringente, una fiacca attivita? economica e i tassi zero hanno provocato un calo della redditivita? a piu? livelli (tanto che e? sempre piu? difficile fare soldi con attivita? tradizionali come il trading o il lending) ci sono ambiti che non solo resistono alle oscillazioni del mercato ma che addirittura stanno attirando l’interesse di nuovi player del settore.
Parliamo dell’investment banking, e in particolare dell’attivita? di corporate advisory. Solo per citare qualche numero, nel 2016 le principali investment banks statunitensi ed europee hanno ricavato dall’advisory m&a oltre 11 miliardi di dollari.
UN COMPARTO DA SFRUTTARE
«L’attivita? di consulenza m&a ha una particolare bivalenza perche? permette al consulente di stare sul mercato e di intercettare le opportunita? di investimento, mentre allo stesso tempo consente di dare del margine a tutta la struttura», spiega Claudio, Berretti (nella foto) direttore generale di Tamburi Investment Partners. La merchant bank nata come advisor e con all’attivo oltre 270 operazioni di fusione e acquisizione negli ultimi 10 anni, nel 2015 ha conseguito ricavi da advisory per circa 4,1 milioni di euro.
UNA RAFFICA DI NOMINE
Nel mondo bancario il settore sta riscuotendo un rinnovato interesse. Per quanto da sempre impegnate ad affiancare i propri clienti nelle operazioni di finanza straordinaria, con l’ultima tornata di nomine le banche italiane hanno reso l’advisory una parte importante nel processo di cambiamento del modello di business in generale. Non a caso di recente ha fatto notizia l’impegno sul mercato italiano dell’investment banking di Jeffries, banca d’affari statunitense, che con l’ingresso, lo scorso aprile, di Mauro Premazzi da Bank of America Merril Lynch sta rafforzando in ottica m&a la sua sede italiana finora dedicata al trading, con l’obiettivo di imporsi sul mercato della consulenza, in particolare quella rivolta alle medie imprese.
Guardando alle banche italiane, spicca il caso di Banca Imi. Il gruppo guidato da Mauro Micillo e presieduto da Gaetano Micciche?, nonche? braccio investment di Intesa Sanpaolo, ha infatti chiuso il primo semestre 2016 in positivo, con un utile netto consolidato di 441 milioni, +8,4% rispetto i 407 milioni del 30 giugno 2015 e un margine di intermediazione a 931 milioni (+2%). Forte di questi risultati, il gruppo ha deciso di rafforzare il corporate & investment banking di Intesa in modo da massimizzare le sinergie tra la gestione delle relazioni con la clientela corporate e Banca Imi, sviluppare ulteriormente il business estero, ricercare una maggiore efficienza e valorizzare le competenze interne.
In particolare, Marco Elio Rottigni ha assunto la responsabilita? della neocostituita direzione global corporate, nella quale confluiscono tutte le attivita? dedicate alla clientela corporate, in una logica sempre piu? orientata alla specializzazione per industry (suddivise in 11 specifici settori), come fattore distintivo per competere e presidiare il territorio domestico, mentre in Banca Imi Massimo Mocio mantiene la business unit global markets e Raffaello Ruggieri ha assunto la guida dell’area corporate & strategic finance. Discorso simile per UniCredit.
Il comparto Cib della banca di Piazza Gae Aulenti ha registrato un utile netto a 361 milioni nel secondo trimestre 2016 (+20,5% sul trimestre, +29,2% anno su anno) e si attesta a 660 milioni nel primo semestre 2016 (-0,9% sem/sem). I ricavi del trimestre aumentano a 1,1 miliardi (+4,7% trim/trim, +7,0% a/a) supportati da un sostenuto flusso di operazioni e da una maggiore attivita? di negoziazione, che hanno ampiamente compensato l’aumento su base trimestrale dei costi di 3,5%, attestandosi a 436 milioni (-5,4% a/a). Il Cib ha registrato dei ricavi nel primo semestre 2016 piu? elevati rispetto al primo semestre 2015 ed e? stato soggetto a una riorganizzazione generale che lo ha rafforzato, secondo il piano industriale portato avanti dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier. Il ceo ha infatti affidato a Pietro Rey e a Klaus Vukovich la responsabilita? di corporate finance advisory, con l’obiettivo di incrementare l’attivita? sia in Italia che all’estero.
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Non solo banche. Il fermento nell’advisory, sulla scia dell’attivita? di m&a, ha attirato anche altre realta? come ad esempio il gruppo Azimut…
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