Mediobanca riparte con la nuova governance
Mediobanca apre un nuovo capitolo con la conclusione della propria trasformazione avviata con il piano industriale 2014-2016 e l’approvazione delle modifiche alla governance. Un capitolo che inizia più che bene, considerando che il processo di rifocalizzazione sul business bancario e la valorizzazione del portafoglio partecipazioni ha portato i ricavi della banca, nel bilancio chiuso a giugno scorso, sopra i 2 miliardi di euro.
Il consiglio di amministrazione di ieri 22 settembre ha dato dunque il via libera alle modifiche al governo societario che saranno effettive a partire da ottobre 2017 e che, come ha commentato il consigliere Tarak Ben Ammar, lasciano «tutti soddisfatti». Scende così il numero di membri del cda da 23 a massimo 15 e di conseguenza anche il numero dei manager presenti in consiglio, che passeranno da cinque a tre.
A restare saranno, in assenza di particolari sorprese, il ceo Alberto Nagel, il presidente Renato Pagliaro e il direttore generale Francesco Saverio Vinci.
Le altre modifiche riguardano una il ruolo del presidente, che non sarò più esecutivo secondo quanto stabilito dalla direttiva Ue CRD 4, e l’altra il numero di rappresentati della lista minoranza nel board, che salirà a due da uno.
In contemporanea, il gruppo di Piazzetta Cuccia sta definendo anche la nuova forma del patto di sindacato, già reso più snello dalla riforma che ha eliminato i gruppi. Il termine per le eventuali disdette è fissato al 30 settembre e ci si attende solo qualche limatura che spinga il capitale rappresentato attorno al 30% dall’attuale 31,8% (la soglia minima per la decadenza è fissata al 25%). Unicredit (8,66%) e Mediolanum (3,38%) hanno già confermato l’intenzione di restare e pure Alberto Pecci (0,47%) ha assicurato che rimarrà. Tra i principali candidati all’uscita, invece, c’è la Italmobiliare dei Pesenti, che aveva già svincolato parte della quota e che ora potrebbe liberare anche il restante 1,57%.