Nano-Tech, pmi innovativa cerca 3-5 milioni per portare la Formula Uno in strada

C’è un’industria innovativa che, partendo dalla provincia più profonda, si lancia nel mare in tempesta, andando alla ricerca di capitali nel bel mezzo di una crisi economico-finanziaria, nata da una pandemia che ha bloccato la produzione manifatturiera di buona parte del pianeta.

Senza scivolare nella retorica, la storia di Nano-Tech è un faro di speranza accesso nella notte che è calata sull’economia italiana. Ed è il paradigma dei punti di forza da cui le imprese devono ripartire: inventiva, innovazione di prodotto e/o di processo, coraggio e ricerca di capitali al di fuori del circuito bancario. L’ultimo, di questi fattori, è stato il punto dolente delle imprese italiane nei decenni passati, sottocapitalizzate e troppo dipendenti dal debito bancario. Ora, tra forme di finanziamento alternative e private capital (nelle varie declinazioni), per fortuna le imprese possono accedere molto più facilmente alla liquidità, abbondante e a costi mai così bassi.

Nano-Tech è una pmi innovativa, con sede e stabilimento di produzione ad Ascoli Piceno, che progetta, realizza e distribuisce super-materiali ad alte prestazioni per varie applicazioni industriali. L’azienda ha sviluppato una tecnologica proprietaria, chiamata 3Dynamics, protetta da brevetto, che consente la dispersione omogenea e stabile di nano-particelle in un fluido attraverso un procedimento detto additivazione, e che permette la realizzazione di materiali dotati di caratteristiche uniche (sotto forma di resine, tessuti, vernici), efficienti, resistenti, leggeri e in grado di resistere a temperature elevate. Materiali che sono arrivati in Formula Uno e nei prodotti destinati a finire nello spazio.

“Lavoriamo con settori che richiedono alte prestazioni”, spiega a Financecommunity l’amministratore delegato Giuseppe Galimberti (nella foto a destra), “come automotive, aerospaziale, articoli sportivi, nautica”. Nata come un progetto di ricerca e sviluppo grazie a “ragazzi brillantissimi”, Nano-Tech ha cominciato a strutturarsi come azienda quando, nel 2014, sono entrati nel capitale Galimberti e il suo socio Eros Cecconi, tramite HA srl (holding che detiene partecipazioni in altre aziende marchigiane). “Nel corso degli ultimi due anni abbiamo aggiunto risorse tramite due aumenti di capitale, per 3,7 milioni totali”, prosegue Galimberti. A questi capitali “si è aggiunta la vincita di alcuni bandi, uno in particolare per realizzare un impianto di produzione”; e così, grazie ai 500mila euro del bando, abbinato a un finanziamento bancario, Nano-Tech ha investito 1,7 milioni per realizzare una fabbrica e trasformarsi da additivatore in produttore.

L’impianto “è stato completato in questi giorni, pur con tutte le difficoltà legate al Covid-19”. Tempistica infelice, verrebbe da pensare. Galimberti si mostra relativamente tranquillo. “Abbiamo rivisto il business plan per tenere conto dell’impatto del coronavirus. La produzione inizierà più tardi rispetto a quanto preventivato. Quest’anno prevedevamo di raggiungere un fatturato di qualche milione, abbiamo abbattuto la stima a qualche centinaio di migliaia di euro”. Ma, aggiunge il manager, “il salto sarà a partire dal 2021, con un fatturato di diversi milioni, sino ad arrivare a oltre 10 milioni tra cinque anni”.

Per fare questo salto Nano-Tech ha varato un nuovo aumento di capitale. Deliberata a dicembre, rivista alla luce del nuovo business plan, l’operazione di rafforzamento patrimoniale è stata approvata dal cda e arriverà all’assemblea dei soci nell’arco di un mese. “L’aumento di capitale sarà compreso tra 3 e 5 milioni”, anticipa Galimberti.

Ex banker (ha lavorato in JP Morgan, Banca Imi, Ubs e Deutsche Bank), Galimberti ha sondato il terreno negli ultimi 12-18 mesi, riscontrando “interesse da parte di diversi soggetti. Ho notato una platea di investitori molto più ampia rispetto al passato, interessata a tipologie di investimento come questo”. Non solo operatori di venture capital, dunque, ma anche club deal e investitori sponsorizzati da banche. “La stragrande maggioranza dei soggetti interessati è italiana, ma stiamo dialogando anche con controparti estere”, aggiunge il manager.

Il dato confortante è che l’interesse non è venuto meno con il congelamento dell’attività economico-finanziaria dovuta alla pandemia. L’impianto “è completato”, sta facendo piccole produzioni in attesa di entrare in piena attività. “E’ una clean room, un ambiente asettico, con certificazioni quasi analoghe a una sala operatoria, per poter produrre materiale destinato all’industria aerospaziale”; insomma, da questo punto di vista il Covid-19 non impone particolari norme di sicurezza.

L’aumento di capitale sarà seguito da un advisor finanziario, “non ancora individuato, c’è una short list”. Dal punto di vista legale, anche se il contratto non è stato siglato, Galimberti anticipa che l’advisor sarà certamente Chiomenti, che ha seguito il precedente aumento di capitale. L’ad, in particolare, fa i nomi dei professionisti Gianfilippo Pezzullo e Paolo Giacometti.

L’idea di Nano-Tech è utilizzare la fase di transizione che caratterizzerà quest’anno e forse anche parte del 2021 per creare le basi per il balzo successivo. “E’ evidente che nell’automotive sarebbe sciocco aspettarsi una ripresa quest’anno”, argomenta Galimberti. “Prudenzialmente abbiamo ridotto drasticamente anche le attese sul 2021, ma nulla vieta di pensare che nella seconda metà dell’anno prossimo si possa assistere a un balzo anche potente”.

Forte di dieci dipendenti più il management, l’azienda marchigiana probabilmente quest’anno non aumenterà il numero di collaboratori, ma l’intento è arrivare a raddoppiare il personale nell’arco del piano. Nano-Tech opera in un’area che è stata ribattezzata Carbon Valley, perché si è creato un distretto di imprese, con relativo indotto, attorno alla lavorazione del carbonio, un polo dei materiali avanzati.

Obiettivo di Nano-Tech è passare dai bolidi di F1 alle utilitarie, dai satelliti agli aerei di linea, alle imbarcazioni, alle carrozze dei treni, sino ad arrivare all’abbigliamento per lo sport. “Stiamo continuamente lavorando su altri materiali, per arrivare ad applicazioni di massa”, conclude Galimberti.

Noemi

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