Ops Intesa, Ubi in tribunale contro l’offerta. E spunta in mezzo Unicredit
Prosegue la partita tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, con quest’ultima, guidata da Victor Massiah, che si muove in difesa dall’offerta pubblica di scambio lanciata dalla banca con al timone il ceo Carlo Messina.
Il consiglio di amministrazione dell’ex popolare ha infatti deliberato ieri 26 maggio “l’avvio di un’azione volta ad accertare che gli effetti della comunicazione del 17 febbraio 2020, effettuata da Intesa (e in cui comunicava l’Ops, ndr) , sono cessati, con tutte le relative conseguenze, incluso il venir meno della cosiddetta “passivity rule” in capo a Ubi Banca. La regola cioè che mira a salvaguardare la contendibilità delle società quotate impedendo che gli amministratori attuino “iniziative difensive” per scongiurare offerte e scalate esterne.
L’azione, spiega Ubi in un comunicato, ha un presupposto, cioè “l’avveramento della condizione mac di efficacia dell’ops promossa da Intesa Sanpaolo – determinato dalla pandemia Covid-19 – e della mancata tempestiva rinuncia di Intesa a tale condizione”. L’azione “è finalizzata alla tutela giudiziale dei diritti soggettivi di Ubi Banca, a complemento dell’iniziativa promossa dinanzi alla Consob a tutela degli stakeholders, degli investitori nonché dell’efficienza e della trasparenza del mercato”, dice Ubi.
Ora la parola spetta a un tribunale che dovrà formalizzare il procedimento giudiziario.
Il board di Ubi Banca si era già mossa giocando in difesa con un esposto alla Consob, in base al quale sempre per via della clausola Mac collegata alla pandemia, l’Ops sarebbe divenuta inefficace e Intesa si sarebbe dovuto esprimere tempestivamente sulla rinuncia a tale condizione. Ubi Banca, affiancata da Credit Suisse, Goldman Sachs e dagli avvocati di BonelliErede, ha evidenziato anche il fatto che Intesa Sanpaolo ha già modificato parzialmente la sua offerta con la revisione, dello scorso marzo, del prezzo di cessione delle filiali a Bper nell’ambito dell’operazione. Inoltre, dice Ubi, l’ops non consente alla banca di lavorare ad esempio alla cessione di asset del perimetro o a emissioni obbligazionarie e questo basterebbe a giustificare una contromossa.
Dal canto suo Intesa Sanpaolo, affiancata dal lead advisor Mediobanca con J.P. Morgan, Morgan Stanley, UBS Investment Bank ed Equita, non sembra voler rinunciare all’Ops. Messina, al contrario, ha confermato che “l’operazione ha valenza strategica e che Intesa Sanpaolo ha tutte le intenzioni di portarla a termine”. Probabilmente, a questo punto, bisognerà attendere l’esito del nuovo round che si prospetta in tribunale.
Nel frattempo alla partita si è aggiunto anche un terzo incomodo, cioè Unicredit, che interviene nel procedimento avviato dall’Antitrust l’11 maggio scorso sull’operazione partecipando all’istruttoria sulla fusione tra la prima e la terza banca del Paese. Per l’Antitrust l’operazione sarebbe in grado di mettere fine alla “sostanziale simmetria” tra i due big del credito, Intesta e Unicredit, accendendo un faro sui rischi per la concorrenza della concentrazione. Al procedimento sono state ammesse anche Bper, Cattolica e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia.