Pil e popolazione gay. Ecco perché si possono accostare 

di Rosailaria Iaquinta

C’è un argomento in particolare che ha fatto discutere la rete e i giornali negli ultimi giorni. E su cui sento di dire anche la mia, visto che seguo da vicino i temi della diversity & inclusion. Sto parlando del titolo di Libero che apriva il numero del 23 gennaio scorso del quotidiano “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”. Il mio primo pensiero nel leggerlo è stato quello di chiedermi come si fa ad accostare due dati che c’entrano l’uno con l’altro esattamente quanto il calo dell’occupazione può c’entrare con l’aumento delle zanzare. Ma mi sbagliavo perché in realtà i due elementi sono relazionabili eccome.

Lasciatemi aprire solo una parentesi prima di procedere visto che, va detto, il giornale sottolineava di non aver collegato i due dati, ma di averli semplicemente menzionati l’uno di fianco all’altro solo per scattare un’istantanea sull’Italia. Discutibile anche questo, visto che si paragonano le recentissime stime sul Pil italiano di Bankitalia e del Fondo Monetario Internazionale con le statistiche dell’Office for National Statistics sui coming out in Regno Unito e che l’unico dato italiano menzionato risale al 2012 e noi siamo nel 2019…

Ma non è di questo che voglio parlarvi.

Voglio tornare sull’affiancamento dei due dati, Pil e popolazione gay, proprio perché, come vi dicevo, possono essere accostati. Certo, a patto che ci si concentri su un’altra prospettiva, ovvero quella per cui l’inclusione fa bene alle performance economiche di un Paese. Perché è così. E, anzi, tutte le violenze e le discriminazioni operate nei confronti delle persone LGBT, rappresentando un limite alla loro occupazione, conseguentemente lo sono anche per lo sviluppo economico.

Diversi studi lo hanno dimostrato, prendendo in considerazione fattori scientifici. Uno recente del The William Institute della UCLA School of Law (“Links between economic development and new measures of LGBT inclusion”) ha evidenziato che le nazioni più inclusive sono anche quelle con un Pil pro-capite più alto. In particolare, il saggio ha relazionato il tasso di inclusione LGBT con il Pil pro-capite, attraverso una serie di osservazioni e misurazioni dell’economia e dell’inclusività di 120 Paesi, in un arco temporale che va dal 1994 al 2014. Sebbene lo studio non dimostri l’esistenza di una relazione di causalità tra i due elementi, evidenza una forte associazione statistica tra l’inclusione LGBT e un maggior Pil pro-capite.

Ma volendo tralasciare la letteratura accademica, rimane il comune buon senso: più inclusione significa più capitale umano disponibile sul mercato e quindi più opportunità di crescita…

Noemi

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