Pnrr, riforme e investimenti alla prova dell’attuazione
Il commento a cura di Fabrizio Pagani, Global Head of Economics and Capital Market Strategy in Muzinich&Co
Al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano e alla sua attuazione è legato il futuro della costruzione europea. Nei prossimi mesi il dibattito europeo sarà incentrato su due questioni:
• La revisione delle regole fiscali: il Patto di Stabilità e Crescita è stato sospeso all’inizio della pandemia fino al 2023 e oggi si discute se e come re-introdurlo. Se ne è parlato durante la campagna elettorale tedesca, illustri economisti si sono pronunciati e hanno presentato blueprint di riforma, la Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica sulle possibili modifiche. Intanto le cancellerie hanno già cominciato a negoziare la nuova architettura;
• Il futuro del Next Generation EU (NGEU), e in particolare della Recovery and Resilience Facility (RRF): si discuterà se considerarlo un programma one off – eccezionale risposta a un eccezionale evento – oppure se diventerà permanente, con le dovute modifiche. Questa seconda ipotesi renderebbe permanente la capacità di emissione di debito comunitario oltre i circa 150 miliardi annui previsti dall’attuale programma.
Le due questioni sono peraltro collegate, non solo nelle trattative diplomatiche, ma anche nella sostanza della politica economica: la messa a regime della RRF implicherebbe probabilmente una fiscal stance comune, che avrebbe un impatto sull’applicazione delle nuove regole.
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