Private market e trasparenza: ecco quali sono le informazioni utili agli istituzionali
di nicola barbiero*
Molto spesso tra gli investitori istituzionali, e in particolare tra i fondi pensione, è condiviso il timore che gli investimenti in private market non possano garantire lo stesso livello di informazioni e trasparenza tipico degli strumenti più liquidi. È davvero così? La maggior quantità di informazioni è necessaria all’investimento?
Il tema non è così di poco conto e spesso viene adotto quale motivazione principale per “cassare” l’investimento ancor prima di analizzarne le caratteristiche. In questi anni di blog ha avuto molte occasioni di affrontare il tema del gap informativo presente tra manager dei FIA e i decision-makers degli investitori istituzionali, specie se fondi pensione.
L’articolo di oggi, se vogliamo, ne sottolinea la portata e cerca di dare ulteriori spunti per fare un buon catch-up.
Il timore degli investitori istituzionali si focalizza nel lungo periodo: la fase di monitoraggio e valorizzazione dell’investimento è spesso ritenuta, e a ragione a mio avviso, quella più delicata. Qualora, infatti, in sede di due diligence il fondo pensione può decidere di farsi supportare da un advisor specializzato, con skills adatte a capire e coniugare le esigenze del proprio cliente con quelle tecniche/normative del FIA, storia diversa è il periodo successivo.
Normalmente, i board dei fondi pensione vengono aggiornati con cadenze molto regolari, anche settimanalmente, sull’evoluzione dei mercati con il rischio di distogliere il focus dalla view strategica che caratterizza l’investitore di lungo periodo. Una informativa sicuramente necessaria per essere adeguatamente veicolata ai propri iscritti ma che può non trovare immediata corrispondenza quando si parla di mercati private. E ciò, a volte, fa paura. Come fare quindi?
Per provare a dare una risposta, cambiamo la prospettiva: il fondo pensione, quando approccia le asset class illiquide, non è più un soggetto “passivo”. Non può approcciarsi come mero ricevitore di informazioni standard ma si trasforma: un attore attivo, un operatore capace di ricercare autonomamente le informazioni, elaborarle, filtrarle, trasmetterle in modi e tempi non standardizzabili ma sempre mutevoli e, proprio in questo senso, capace di fornire un valore aggiunto senza pari ai propri iscritti. D’altronde sono pochi i risparmiatori che potrebbero permettersi “di tasca propria” l’investimento in questa tipologia asset class ottenibile, invece, con professionalità e diligenza, per il tramite del proprio fondo pensione.
Ma i fondi pensione, mediamente, vanno supportati in questo percorso: spetta a loro, alle proprie strutture, il monitoraggio costante e puntuale degli strumenti in cui le risorse vengono impiegate, internalizzando passo-passo le competenze. Non ci sono norme, regolamenti o processi già definiti per eseguire al meglio questa attività; c’è una esperienza da fare sul campo con l’aiuto dei GEFIA con i quali si entra in contatto (e non solo quelli con cui si dovesse scegliere di investire): dei veri e propri partner dai quali acquisire informazioni e più esperienza possibile (perché nel pieno interesse di entrambi).
Modificare il punto di vista permette, spesso ma non sempre, di vedere elementi nuovi, prima nascosti o non ben definiti, capaci di dare risposte, semplici, a questioni ritenute di difficile risoluzione.
Iniziamo, quindi, a capire dove prendere le informazioni e quali possano essere quelle veramente utili evitando la sovra-produzione informativa (spesso un valore negativo): un primo punto è, certamente, il report trimestrale nel quale vengono dettagliati i dati patrimoniali ed economici del FIA così come i dati relativi le società partecipate. Un secondo momento importante è la relazione con il team del GEFIA: un rapporto costante e basato sulla verifica del raggiungimento degli obiettivi tempo per tempo condivisi. Ciò dovrebbe permettere di capire i fattori macro e micro economici a cui gli asset sono esposti così da poter stimare l’impatto che i diversi momenti del ciclo economico possano avere sul portafoglio. Il tutto da condensare e semplificare in modo da poter sottoporre numeri e considerazioni al board del fondo e, di riflesso, rappresentarlo adeguatamente agli iscritti.
Scusate, ma tutto ciò non è una grandissima figata??? A me carica moltissimo!! Quanto può essere stimolante per un professionista avere la possibilità di capire e analizzare elementi complessi per renderli disponibili e facilmente comprensibili a tutti gli scritti? E, aggiungo, perché non coinvolgere anche il Gefia in questo processo? Tutto ciò non ha prezzo!
Ora che, spero, di aver solleticato adeguatamente la curiosità sul tema, mi propongo, nei prossimi articoli, di andare nel dettaglio di ciascuno degli elementi emersi. Andremo a condividere qualche spunto per interpretare numeri ed informazioni presenti nei rendiconti e per strutturare quanto raccolto dal dialogo con il team.
Il tutto nell’ottica di un investitore di lungo periodo, così da capire come poter presentare i dati al proprio board permettendo loro di essere sempre aggiornati sull’investimento. Da asset class poco trasparente vedremo come i private market possono diventare una miniera di informazioni utili.
*Investment director
nbarbiero@heritageservices.mc
Questo articolo è tratto dal blog “Serve del catch up?”.