Swiss Crypto Advisors lancia fondo da 100 milioni focalizzato su blockchain

Un fondo di venture capital da 100 milioni focalizzato sulle aziende che operano nel mondo blockchain. Swiss Crypto Advisors (Sca) ha messo in cantiere un veicolo che ha l’ambizione di investire nelle aziende, tante, che sono nate da poco e che promettono di diventare cavalli vincenti.

Un passo indietro. Sca esiste da appena due anni. L’idea nasce da Francesco Abbate (nella foto), amministratore delegato e managing director. Per quindici anni Abbate lavora in Procter & Gamble. Nel 2013 s’innamora della tecnologia blockchain e diviene uno dei primi studiosi di bitcoin. È imprenditore, investitore, formatore e consulente nel settore delle società e delle risorse digitali basate su blockchain. Ha fondato Decrypto.biz nel 2017, una piattaforma di democratizzazione degli asset digitali.

All’inizio del 2018 la passione si trasforma in idea imprenditoriale: nasce Sca. La sede è a Ginevra, dove Abbate si trovava per ricoprire l’incarico di direttore finanziario e strategico globale di P&G. Per chi respira blockchain la Svizzera è the place to be, dato che, come spiega lo stesso Abbate a Financecommunity.it, “vanta un numero molto alto di imprese, frutto di politiche favorevoli alla blockchain”. Tanto favorevoli da spingere i cantoni a farsi concorrenza per attirare imprese, comprese quelle italiane.

L’attività di Sca si basa su quattro pilatri. “Facciamo consulenza sul tema blockchain alle imprese”, racconta Abbate. “Poi investiamo in società che si trovano in fase early stage, che spesso incubiamo per creare valore in fase di uscita”. Terzo pilastro è “l’advisory di fondi che investono in criptovalute”. Infine, “il family office puro per investitori interessati a prodotti tradizionali ma anche ad una offerta decorrelata e specifica come investimenti in  blockchain”.

Il modello di business di Sca, ammette Abbate, “è volutamente sbilanciato in termini di esposizione al rischio, dato che, credendo molto nei progetti che seguiamo preferiamo spesso divenire azionisti che puri consulenti”. Ma la consapevolezza di conoscere la materia e la volontà di “mettere un piede in tutto quello che ruota attorno alla blockchain” rendono Abbate e i suoi soci fiduciosi di percorrere la strada giusta.

Il socio della prima ora di Abbate è Omar Ulrich, che ricopre il ruolo di direttore degli investimenti. Ulrich è inoltre amministratore delegato di Castle Harbor Securities e direttore di Next Generation Fund.

Successivamente, si è aggiunto Christophe Morvan, consulente senior per lo sviluppo finanziario e strategico, che ha lavorato per oltre dodici anni nel private banking in UBS e Credit Suisse e in precedenza si era occupato di business strategico in Unilever e British American Tobacco.

Nel consiglio di amministrazione siede anche Fabien Aepli, managing partner dello studio legale Mangeat di Ginevra. Le sue principali aree di attività comprendono il settore bancario e finanziario, i contratti commerciali e il diritto societario.  L’avvocato ha lavorato su blockchain e progetti di asset digitali da un punto di vista legale e normative dal 2016.

Il prossimo passo di Sca è il lancio di un fondo di venture capital, “un veicolo pensato per investitori qualificati e professionali”, racconta Abbate, “di diritto lussemburghese”. Il fondo ha un obiettivo di raccolta ambizioso: 100 milioni, “molto per questo tipo di tecnologia”. Il management di Sca punta a completare la raccolta entro dicembre dell’anno prossimo. Il ticket medio di investimento in una startup in questa industria si attesta attorno ai 3 milioni. Il fondo sarà operativo da inizio 2020, una volta raggiunta la soglia minima dei 15 milioni. “Il nostro obiettivo”, prosegue Abbate, “è investire e accompagnare le società negli step di sviluppo”. I target di investimento sono già stati individuati: “Siamo concentrati dov’è il network, ovvero Svizzera, Gran Bretagna e Usa”. gli investitori del fondo saranno prevalentemente family office, investitori istituzionali e fondi pensione, anche italiani”.

Attualmente Sca ha investito in sette aziende: “Dove c’è un sistema che aggiunge valore cerchiamo di esserci”.

A fine novembre ha annunciato l’investimento nella startup REBO, che produce una bottiglia intelligente, realizzata in acciaio inossidabile, che contribuisce concretamente a invertire la tendenza dell’inquinamento da plastica. Grazie a un sensore laser incorporato nel tappo e connesso alla blockchain, REBO tiene traccia di tutta l’acqua bevuta dall’utente e della relativa plastica risparmiata, e genera green credits, chei vengono monetizzati e utilizzati per finanziare il costo della raccolta della plastica da spiagge e oceani ad opera di alcune organizzazioni partners attive in questo ambito, come Plastic Bank. REBO, riferisce Abbate, ha già raggiunto una valutazione molto significativa

Il caso di REBO non è isolato: di fatto, le aziende che operano con tecnologia blockchain esistono al massimo da tre-quattro anni, ma crescono a ritmi vertiginosi. Nel settore finanziario si sono già viste exit con valutazioni monstre; è facile prevedere che la blockchain associata ai settori industriali presto si tradurrà in transazioni con molti zeri.

A titolo di esempio, nel luglio scorso Robinhood ha chiuso un round di raccolta serie E sulla base di una valutazione di 323 milioni di dollari. E i deal di M&A vanno crescendo in modo esponenziale, in termini di numero e di controvalore.

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