Un diamante (sintetico) è per sempre
Dalla rubrica “Follow the money” pubblicata sull’ultimo numero di MAG (link)
«I diamanti sono i migliori amici delle donne» cantavano le due splendide Marilyn Monroe e Jane Russell (nella foto) nel film del 1953 “Gli uomini preferiscono le bionde”. Chissà se anche oggi avrebbero intonato il celebre assunto considerando la presenza sempre più massiccia sul mercato dei diamanti sintetici.
Si tratta di brillanti artificiali che presentano le stesse caratteristiche fisiche e chimiche di quelli originali e a differenza degli zirconi sono in tutto e per tutto identici alle gemme naturali. Vengono realizzati in laboratorio partendo dal carbonio in uno stato chimico-fisico ben preciso, che viene posto all’interno di una camera a micro-onde con altri gas e scaldati fino a creare le particelle che si cristallizzano in diamanti, in un processo che può richiedere fino a dieci settimane di tempo. La tecnologia produttiva ha fatto talmente tanti passi avanti che gli esperti hanno bisogno di macchine per distinguere le pietre naturali da quelle prodotte in laboratorio.
La loro uguaglianza rapportata al costo – dal 20% al 50% in meno rispetto ai diamanti veri – ha fatto sì che in pochi anni la produzione sia cresciuta al ritmo del 300%. Certo, si tratta ancora di un prodotto di nicchia: nel mercato mondiale dei diamanti, che ogni anno fattura 14 miliardi di dollari, rappresenta appena l’1%. Ma secondo la banca d’investimento statunitense Morgan Stanley, entro il 2020 il settore arriverà a una quota del 7,5% (circa un miliardo di valore) e nel caso dei diamanti artificiali di piccolo taglio si potrebbe arrivare perfino al 15%”.
A spingere in alto la domanda dei diamanti sintetici è la loro sostenibilità, produrli è meno dannoso per l’ambiente e non alimenta i conflitti e lo sfruttamento del lavoro in Africa. Tendenzialmente, la maggior parte delle generazioni più giovani, quelle fra i 18 e i 35 anni quelle che preferiscono i diamanti realizzati dall’uomo.