Widiba, la banca che vuole essere di più. Ecco Prime, la spa del risparmio

Andare oltre l’attività bancaria propriamente detta, sino al punto di non essere più soltanto una banca. E’ l’ambizione di Widiba, la banca (o comunque la si voglia definire) di Banca Monte dei Paschi di Siena.

La strategia di Widiba è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa, che si è tenuta nel cinema Anteo, a Milano.

Ad aprire l’evento è stato Marco Marazia (nella foto, un momento della presentazione), direttore generale e co-founder di Widiba, che ha ripercorso la storia della banca online, che ormai ha completato il processo di digitalizzazione. E ha snocciolato i numeri: “L’anno scorso siamo arrivati al break-even (1,5 milioni di utile). Ogni anno registriamo 50 milioni di page views e gestiamo 30 milioni di transazioni. Abbiamo 600 consulenti. I clienti attuali sono 350mila”, ha proseguito Marazia. “Ogni cliente ci costa 140 euro, contro una media del sistema bancario di 500 euro. Abbiamo 1.400 clienti per ogni dipendente. L’efficienza e la scalabilità del business ci possono far arrivare ragionevolmente a 2mila clienti per ogni dipendenti e a un costo per cliente inferiore ai 100 euro”. Widiba, poi, conta su asset under management per 8,2 miliardi.

La nuova Widiba è improntata al motto “banks not only banking”. Con quattro trend in mente: immediatezza, ubiquità, integrazione e benessere. Marazia ha declinato i quattro pilastri, soffermandosi sulla collaborazione con Google, sulla partnership con ViaCash per far sì che i clienti possano prelevare negli esercizi commerciali in cui fanno la spesa, sulle opportunità offerte dalle fintech.

Il punto di arrivo è Widiba Prime, il servizio di private banking dedicato al “cliente non ricco, ma benestante”, nell’accezione di colui che vive bene, “un ecosistema finanziario personale del cliente, un’immagine quasi da spa”. Certo, resta una spa per pochi: la soglia per accedere Widiba Prime, infatti, è fissata a 500mila euro di patrimonio, sebbene in termini di nucleo familiare.

Poi è toccato a Marco Morelli, amministratore delegato di Mps, spiegare come Widiba s’inserisce all’interno del gruppo bancario: “Siamo vincolati dal piano di ristrutturazione, certo, ma Widiba è un centro d’eccellenza”, l’esempio di “cosa deve fare un gruppo bancario tradizionale” per rispondere alle sfide della contemporaneità.

Morelli ha escluso lo scorporo, finalizzato alla cessione o alla quotazione, di Widiba: “Non c’è un piano di valorizzazione”.

Interpellato sul futuro di Mps, l’AD si è limitato a ricordare che “c’è un obbligo formale del Mef a presentare un piano d’uscita entro fine anno. Condivido alcune riflessioni con l’azionista”, ma non ha detto quali sono queste riflessioni. Di certo, a più riprese Morelli ha accennato alla “sostenibilità nel medio-lungo termine del modello di business attuale” per tutte le banche, lasciando intendere che la strada per gli istituti come Mps sia quella delle aggregazioni.

Noemi

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