Alitalia verso la nazionalizzazione, anche se prosegue la vendita

Alitalia torna nelle mani dello stato mentre prosegue il processo di vendita coordinato da Rothschild & Co., advisor al fianco del commissario Giuseppe Leogrande.

Contemporaneamente, infatti, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale è entrato in vigore il decreto Cura Italia, pubblicato ieri 18 marzo, che ha sancito di fatto la nazionalizzazione della società e nel frattempo scadevano i termini per la presentazione della manifestazioni di interesse, la prima tappa della nuova procedura di cessione a pezzi dell’aviolinea.

Nel decreto Cura Italia il governo ha stanziato 500 milioni di euro per interventi a favore di’Alitalia e di altre compagnie aeree con licenza italiana, rilasciata dall’Enac. Il grosso dei fondi è destinato al salvataggio dell’ex compagnia di bandiera italiana e alla creazione di una nuova società pubblica al 100%, la Newco, che dovrebbe subentrare al commissario per la gestione di Alitalia e che sarà costituita con decreti del ministro dell’Economia, il quale ne fisserà il capitale e nominerà i vertici.

I 500 milioni – circa 100 in meno di quelli indicati nella bozza del decreto – serviranno soprattutto a dotare la Newco di capitale iniziale e di eventuali “successivi aumenti di capitale”, previsti dal decreto. La Newco dovrebbe prendere in affitto dalla gestione commissariale le attività della compagnia aerea, anche se non è specificato quali parti di Alitalia – o se tutta – entreranno nella Newco, né il numero dei dipendenti. Tutto dipenderà dalla decisione del Mef e dall’evoluzione dell’attuale situazione.

Nel frattempo, infatti, sempre ieri a mezzanotte è scaduto il termine per le offerte non vincolanti secondo il bando pubblicato il 5 marzo scorso da Leogrande.

Fra le offerte presentate c’è stata anche quella dell’imprenditore sudamericano German Efromovich, che si era già proposto l’anno scorso come quarto socio della cordata guidata da Fs, e quella di Alberto Tripi, che con Almaviva ha Alitalia come cliente, punterebbe ai call center.

Tuttavia, ora lo scenario è totalmente cambiato e il settore del trasporto aereo sta andando a picco a causa del coronavirus. S&P, fra gli altri, prevede un calo di passeggeri del 20–30% quest’anno e un recupero dei ricavi non prima del 2022–2023.

La stessa Alitalia sta facendo circa 100 voli al giorno, meno di un quarto dell’operativo abituale e ha chiesto la cigs per un terzo degli addetti, 3.960 persone. Nelle ultime tre settimane ha perso almeno 200 milioni di ricavi.

La Iata, la sigla che rappresenta quasi il 90% delle compagnie aere del globo, ha calcolato in 113 miliardi di dollari le perdite che il settore potrebbe fronteggiare nel corso di questa pandemia. Ma il dato, considerando la crisi che stanno vivendo nelle ultime ore anche i grandi gruppi americani, in particolare quelli che hanno collegamenti con l’Europa e l’area Schengen, potrebbe allargarsi di altri 20 miliardi di dollari.

Resta da capire, a questo punto, quale sarà il futuro di Alitalia.  Ora l’advisor Rothschild & Co. dovrà comunicare agli interessati, entro 5 giorni lavorativi (cioè il 25 marzo prossimo) se sono stati ammessi alla data room. Tuttavia il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha ribadito che il governo vuole procedere alla creazione di un a newco pubblica, avendo preso “consapevolezza dell’importanza di avere una compagnia di bandiera”. Non sorprenderebbe dunque vedere una nazionalizzazione della compagnia almeno fino a quando l’emergenza epidemia non terminerà.

 

 

Noemi

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