Borsa Italiana-Mts, Euronext-Cdp vs Deutsche Boerse. Ipotesi di una manovra più ampia
Euronext-Cdp e Deutsche Boerse. Come anticipato un paio di giorni fa, sul tavolo degli advisor del London Stock Exchange Group (Lseg), Morgan Stanley e Goldman Sachs, non sarebbero giunte altre offerte non vincolanti per gli asset di Borsa Italiana Spa, in primis Mts.
La piattaforma di scambio dei titoli di stato viene venduta separatamente e per prima in quanto asset strategico, dunque soggetto al golden power governativo. Mts fa capo per il 60,37% del capitale a Borsa Italiana, ovvero a Lseg, e per la quota restante a un gruppo di banche. Sul sito di Mts l’elenco degli azionisti, aggiornato al luglio 2019, comprende Banca di Credito Cooperativo di Roma, Banca Mediolanum, Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Sondrio, Banca Sella Holding, Barclays Bank, Bnp Paribas, Citigroup, Commerzbank, Credit Agricole Group, Credit Suisse, Deutsche Bank Group, HSBC France, Intesa Sanpaolo, J.P. Morgan Securities, Merrill Lynch International Bank Limited, Natixis, Société Géneralé e Ubs.
Stando a diverse fonti vicine alla trattativa, Euronext e Cdp Equity hanno presentato un’offerta congiunta per Mts; tramontata, almeno per il momento, l’ipotesi di un allargamento del consorzio ad altri soggetti, in particolare a Intesa Sanpaolo (che, peraltro, figura tra gli azionisti di Mts).
La presentazione delle offerte non vincolanti per Borsa Italiana è fissata per l’11 settembre e quella potrebbe essere l’occasione per allargare il consorzio Euronext-Cdp a Intesa Sanpaolo e forse ad altri investitori istituzionali italiani. Resta in piedi l’opzione che l’uscita di Borsa Italiana e Mts dall’orbita di Londra coincida con un’operazione di più ampio respiro strategico sulla gestione dei mercati, delle informazioni e delle transazioni finanziarie.
In particolare, Milano entrerebbe a far parte della piattaforma paneuropea Euronext, con Cdp nel ruolo di garante degli interessi italiani, e Intesa Sanpaolo avrebbe una quota del capitale del gruppo e favorirebbe l’integrazione fra Nexi (di cui il gruppo guidato da Carlo Messina è azionista con oltre il 10%), Sia e Mts, dando vita a un colosso nella gestione delle transazioni finanziarie. Sia è il partner tecnologico di Borsa Italiana e ha realizzato la piattaforma di Mts. L’intera architettura soddisferebbe le esigenze del governo guidato da Giuseppe Conte di tutelare gli asset strategici.
Al momento, non sarebbe prevista alcuna comunicazione ufficiale da parte di Lseg: tutto rinviato alla presentazione delle offerte vincolanti, fissata per fine settembre.
Oltre a Euronext-Cdp, affiancate da Mediobanca e JP Morgan, sul tavolo degli advisor di Lseg dovrebbe essere giunta solo un’altra proposta, formulata da Deutsche Boerse, con Citigroup come advisor finanziario. Altri potenziali compratori, in particolare operatori di private equity, sarebbero stati scoraggiati dalla natura politica del deal, che vede il governo italiano molto attento e coinvolto, nonché dal potere di veto attribuito a Consob sul riassetto di Borsa Italiana dal decreto Agosto.
Bocche cucite sulle cifre messe sul piatto dai potenziali compratori. Oggi un quotidiano ha attribuito a Mts una valutazione di 500-600 milioni.
Va ricordato, infine, che Euronext ha co-gestito Mts con Borsa Italiana, tra il 2006 e il 2007, attraverso MBE Holding (che vedeva i francesi al 51%); nel giugno 2007 Milano esercitò l’opzione e acquisì la quota di Euronext per 100 milioni. Pertanto, tredici anni fa il 100% di Mts valeva circa 200 milioni.