Il catch up da Social: non per gli investitori istituzionali
*di Nicola Barbiero
Troppo spesso, specialmente in questo periodo storico, ci capita di chiederci come sarebbe stata la nostra vita senza l’esistenza dei social networks: in che modo saremo riusciti a stare in contatto con i nostri amici più lontani (e anche i più vicini)? I nostri collegamenti professionali come si sarebbero sviluppati? Ma è sempre bene ricordare di usare questo mezzo … a piccole dosi: vi racconto la mia esperienza.
Il principale Social dedicato ai collegamenti professionali, che utilizzo abitualmente, non più tardi di un mese fa mi porta all’attenzione una richiesta di collegamento da parte di una persona che copre un ruolo di primissimo piano per una società finanziaria. Per rispetto alla persona e verso la società per la quale lavora ritengo opportuno accettare il collegamento a cui segue un messaggio in privato, utile a scambiarci i reciproci riferimenti.
Dopo alcuni giorni, arriva una inattesa richiesta di call di presentazione dei servizi offerti dalla società, descritta quale leader nel mercato italiano del settore che ha sviluppato negli ultimi anni specifiche skills da mettere a disposizione degli investitori istituzionali. Approfondendo in modo indipendente avevo già avuto modo di capire come l’unico possibile punto di contatto tra noi due fosse, per l’appunto, il collegamento nel Social: la società in questione forniva servizi che difficilmente potevano rientrare nell’ambito di attività di un investitore istituzionale. Incuriosito do comunque seguito alla richiesta.
Nel corso della telefonata mi viene introdotta la società chiedendomi se trovassi punti di contatto tra la reciproca attività (ma non avevi sviluppato specifiche skills da dedicare agli investitori istituzionali?) palesando di non conoscere nulla dell’interlocutore a cui si era rivolto. Con la situazione chiara in testa, descrivo l’attività dell’ente per il quale lavoro e, ringraziandolo, mi riservo di contattarlo qualora dovessero emergere possibilità in tal senso.
L’imbarazzo da parte mia è stato tanto, e trovare il punto di equilibrio tra la risposta secca che in alcuni casi viene spontanea e la dovuta cortesia non è stato semplice. Da qui è nata una riflessione: grazie alla tecnologia e ai social abbiamo l’impressione che il quotidiano ci venga semplificato, che il tempo necessario per lo sviluppo o il mantenimento dei rapporti (professionali e non) possa diminuire permettendoci di “industrializzare” qualsiasi tipo di contatto e perdendo, in questo modo, l’empatia del contatto, la volontà di trasmettere la passione verso il proprio lavoro a un tuo possibile cliente.
I social sono un’indubbia opportunità e come tale da cogliere, senza dimenticare però un minimo di galateo dell’ingaggio iniziale. Sapere chi sia l’interlocutore contattato, soprattutto quando si parla con istituzioni, è imprescindibile, la seconda opportunità per una prima buona impressione non c’è, mai!
Questo articolo fa parte del blog “Serve del catch up”, leggilo qui.
*Cfo di un fondo pensione negoziale