Gli investitori italiani visti dall’estero

di Nicola Barbiero*

L’operatività quotidiana ci porta a essere sempre “focus on business” con il rischio classico in casi come questi di continuare a fare ciò che si fa “perché si è sempre fatto così”.

Prenderci una pausa e guardare la nostra attività con occhio diverso, meglio se di qualcuno non avvezzo alla nostra realtà, rappresenta un’opportunità da cogliere.

Scrivo questo articolo di ritorno da un breve soggiorno a Londra nel corso del quale ho avuto modo di partecipare a una tavola rotonda che ospitava i principali investitore istituzionali europei. Il tema, neanche a dirlo, è quello dell’asset allocation nel lungo periodo (opportunità, trend, illiquido vs liquido, ecc..); un argomento spesso dibattuto in diverse platee, anche nazionali, e da qui, anche motivato dalla diversa aria che si respira, mi nasce spontaneo il confronto tra il mondo internazionale e quello locale.

Il continuo approccio proattivo verso gli asset managers adottato degli istituzionali esteri è, indubbiamente, da prendere ad esempio: questa categoria di investitori ha piena coscienza del doppio importante ruolo che è chiamata svolgere. Da una parte gli asset owner si distinguono nel valore aggiunto che riescono a fornire ai propri associati (tipicamente risparmiatori) in termini di professionalità e servizi; dall’altro vengono riconosciuti come interlocutori di primario standing da parte delle case d’investimento e sono quest’ultime, all’opposto di quanto avviene solitamente in Italia, ad adeguarsi alle richieste dei primi.

Richieste spesso innovative e fuori dagli schemi ma sempre utili ad adattare la propria asset allocation a quelle che sono le sfide e le opportunità di un mercato in rapido cambiamento ed evoluzione. La capacità e la velocità che gli asset managers sono chiamati a dimostrare nel saper dare risposta alle richieste rappresenta il vero valore aggiunto che possono fornire e permette, alle stesse case di gestione, di alzare il proprio livello in termini di qualità ed efficienza del servizio offerto.

Ora riprendo nella mia normale attività cercando, nel mio piccolo, di andare oltre al “perché si è sempre fatto così” per iniziare con “perché non si è mai fatto così?”. Il circolo virtuoso in qualche modo va messo in atto, iniziando dal piccolo, iniziando con un primo passo, iniziando con un’aria nuova che spero di continuare a respirare anche nel lungo periodo!

 

Questo articolo fa parte del blog “Serve del catch up”, leggilo qui. 

 *Cfo di un fondo pensione negoziale

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