Il costo dell’impeachment di Dilma Rousseff

Con 55 voti favorevoli, 14 oltre la soglia minima dei 41, e 22 contrari, il Senato brasiliano ha approvato, lo scorso 12 maggio, l’impeachment del presidente Dilma Rousseff (nella foto) .

L’iter è serrato. Nei prossimi giorni i poteri verranno assunti dal vicepresidente, l’avvocato Michel Temer, e Rousseff sarà sospesa fino a sei mesi, il tempo necessario affinché costruisca la sua difesa. Tra 180 giorni, dopo aver ascoltato le tesi difensive della “presidenta”, il Senato voterà ancora; questa volta sarà necessaria la maggioranza dei 2/3 dei senatori affinché Rousseff sia effettivamente destituita.

Rousseff era stata giudicata colpevole, lo scorso ottobre, per aver truccato i bilanci dello Stato e negli ultimi mesi il suo governo è stato ulteriormente indebolito da una situazione economica in continuo peggioramento e da diversi scandali legati alla corruzione. Il più grave è quello Petrobras, che ha coinvolto la compagnia petrolifera pubblica in una vasta indagine per corruzione.

Ma quanto costerà, a livello globale, l’impeachment della presidenta? Di certo, l’economia del Brasile, un mercato che per l’Italia vale 3,2 miliardi di euro, non sta vivendo, come il resto dei Paesi Brics, un periodo semplice. La crescita economica si è fermata nel 2014, l’inflazione è salita al 10,7% e il Pil si è contratto del 3,8% lo scorso anno. Si tratta della flessione più pesante negli ultimi 25 anni, quando il Pil scivolò del 4,3%. Nel 2016 il quadro sembra destinato a restare lo stesso: secondo le previsioni degli economisti interpellati dalla Banca centrale, quest’anno il Pil verde-oro subirà un’ulteriore contrazione del 3,45%, nonostante gli introiti che dovrebbero arrivare dalle Olimpiadi di Rio 2016.

Un’involuzione che l’assenza di una leadership forte come, nel bene e nel male, è stata quella di Rousseff non potrà che peggiorare. Il rischio maggiore è infatti la creazione di ulteriore incertezza e caos sulla piazza economica brasiliana. Con conseguenze globali.

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