Intesa Sanpaolo-Ubi Banca, patto consultazione Car ribadisce no a operazione

Nemmeno i rischi connessi alle conseguenze economico-finanziarie della diffusione del coronavirus Covid-19 scalfiscono la scorza d’acciaio degli azionisti di Ubi Banca riuniti nel patto di consultazione Car. I soci dell’istituto da Victor Massiah, infatti, ribadiscono che dalle parti di Brescia e Bergamo l’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo non è gradita e non lo sarà, se le condizioni restano quelle attuali.

Il 31 marzo, nella nota con cui annunciava il congelamento del dividendo, Intesa Sanpaolo aveva lanciato un avvertimento ai soci di Ubi: attenzione, la bufera che ha travolto i titoli bancari nelle ultime settimane e il contesto economico che caratterizzerà i prossimi mesi rischiano di spazzare via le banche più piccole; di conseguenza, vi conviene diventare azionisti di un gruppo con le spalle ben più larghe.

Sei giorni dopo arriva la risposta dei soci riuniti nel Car, forti del 20% circa del capitale: l’ops “è priva, ancor di più oggi, di razionali economici per la generalità degli azionisti Ubi e comporta la compressione di loro legittimi diritti”.

Ubi riunirà l’assemblea degli azionisti mercoledì. Il Car vi prenderà parte tramite il rappresentante unico, “esprimendo il sostegno al management e alla banca nel suo complesso, nonché invitando la banca a continuare con determinazione la sua attività, apprezzandone i risultati e le iniziative di questo ultimo periodo”.

Il Car rafforza il concetto che l’ops di Intesa Sanpaolo non diventa più appetibile alla luce dell’emergenza in atto, anzi; inoltre, sostengono i soci, l’offerta è “di valore inferiore a oltre il 60% del patrimonio di Ubi, senza considerare quello intangibile e altri elementi immateriali quali le prospettive di destinazione delle risorse umane, i progetti in corso”.

I soci del Car si dicono consapevoli “della valenza dei progetti di aggregazione bancaria tesi a formare realtà di maggiori dimensioni”, ma ritengono che “vadano privilegiati quelli in grado di creare valore per il sistema e aumentare la pluralità” e la concorrenza sul mercato, anziché diminuirle”.

Il patto, infine, “è altrettanto consapevole che Ubi Banca è solida, patrimonializzata, ben posizionata e radicata nelle zone più produttive del paese, dinamica, con buoni progetti di sviluppo e dotata di un management e di risorse umane di qualità”.

Da notare che negli ultimi giorni, per effetto della delibera Consob che ha abbassato la soglia di comunicazione delle partecipazioni rilevanti all’1% del capitale nel caso delle blue chip, sono emersi aggiornamenti sulle quote di Ubi in mano ad alcuni aderenti al patto Car.

Gianfranco Andreoletti ha in mano l’1,015%, Domenico Bosatelli il 2,797%, Alberto Bombassei (nella foto) l’1,005%, Cattolica l’1,010%, Upifra l’1,025% e Giuseppe Pilenga l’1,043%.

Per leggere i team degli advisor finanziari impegnati nell’ops di Intesa Sanpaolo su Ubi, clicca qui

Noemi

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