La fusione (im)possibile tra Deutsche Bank e Commerzbank

L’idea era nell’aria da anni e ciclicamente, negli ultimi tempi, il progetto si è trovato al centro del dibattito finanziario di tutta Europa. Ora però i tempi sembrerebbero maturi, stando alle numerose indiscrezioni stampa, per decidere una volta per tutte se portare avanti o no la fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank. Si tratta di un’operazione di un peso non indifferente: dal matrimonio nascerebbe infatti il secondo maggior istituto dell’Eurozona dopo Bnp Paribas, con asset per 1.900 miliardi di euro, 845 miliardi di euro di depositi, oltre 2.500 filiali e 141.000 addetti.

L’intenzione politica c’è (il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz in persona e l’Spd, il partito socialdemocratico, stanno lavorando attivamente all’ operazione) non fosse altro perché lo Stato tedesco è azionista per il 15,6% di Commerzbank.  E anche le tempistiche sono tali per cui occorre trovare subito una soluzione. I motivi sono essenzialmente tre.

Il primo: Deutsche Bank ha bisogno di aiuto. La banca, la prima del Paese, è in crisi da parecchio e nel 2017, per fare un esempio, ha segnato mezzo miliardo di euro di perdita con bilanci gonfi di derivati e un passivo di 1,6 miliardi iscritto a bilancio.

Su questa crisi, ed ecco il secondo motivo, incombe il famigerato bail-in, che quindi coinvolgerebbe nel salvataggio i risparmiatori tedeschi. Un’eventualità che non piace a Berlino che quindi sta puntando ad accelerare i tempi anche in vista delle elezioni europee (terzo motivo). Nell’eventualità di una sconfitta a maggio al voto di Cdu/Csu e Spd, la fusione diventerebbe infatti più complicata, soprattutto nel caso in cui dovesse essere necessario un intervento dello Stato. E il rischio di un agguato da parte di qualche banca straniera è concreto – si parla di Bnp Paribas – cosa che il governo tedesco non può permettersi.

I primi contatti informali tra i board delle due banche si sarebbero già tenuti, sia pur a livello preliminare e in riunioni ristrette ma l’esito delle trattative è tutt’altro che scontato. Uno dei nodi da sciogliere, e forse il più intricato, è l’eventualità della perdita di 30mila posti di lavoro che deriverebbe dalla fusione secondo i rappresentanti di Deutsche Bank. Molti, ad esempio i Verdi, sono anche poco convinti che l’operazione serva veramente a salvare DB ma anzi temono un crollo di Commerzbank. Si vedrà. Quello che è certo è che è il momento della verità sembra essere arrivato.

Questo articolo è tratto dalla rubrica Follow the Money presente sulla rivista MAG. Scarica qui l’ultimo numero

Noemi

SHARE