Mandarin firma il polo della ceramica made in Italy

Non solo arredo bagno o utensili per la cucina. Nel nuovo millennio la ceramica si è aperta a nuovi utilizzi come rivestimenti di palazzi, ripiani, pavimenti in gras che richiamano il legno o il marmo dando vita a un giro d’affari che a livello globale ha raggiunto i 60 miliardi di dollari per 12 miliardi di mq di ceramica venduti. Così come in altre nicchie, anche qui l’Italia si posiziona fra i principali player al mondo, soprattutto nell’alto di gamma.

Ed è in questa fascia di mercato che il fondo italo-cinese Mandarin Capital Partners ha deciso di puntare assieme a investitori italiani, tra i quali Intesa Sanpaolo, e stranieri, attraverso la creazione di Italcer. Si tratta di una holding, gestita attraverso il terzo fondo, che, come spiegano il managing partner Lorenzo Stanca (nella foto) e il partner Andrea Tuccio, «vuole essere un cluster di imprese d’eccellenza del settore della ceramica di lusso che in Italia oggi è molto frammentato e in cui si possono realizzare importanti economie di scala». Italcer è guidata da Graziano Verdi, manager di lungo corso del settore già alla guida di Koramic e Graniti Fiandre, che si occupa della parte operativa e strategica ed è stato fra i promotori dell’iniziativa.

 

Da La Fabbrica a Devon & Devon
A oggi Mandarin ha realizzato attraverso Italcer tre acquisizioni raggiungendo un fatturato aggregato di 85 milioni di euro. Per quest’anno, spiegano i registi del progetto, «siamo a lavoro su altre operazioni per arrivare almeno a 95 milioni di euro di fatturato complessivo». L’obiettivo finale è creare, auspicabilmente entro il 2019, una realtà grande 2-300 milioni di fatturato, con un ebtida del 20%, per poi quotarla in Borsa.

La prima operazione, avvenuta nel maggio scorso con l’assistenza di Oaklins Arietti, è stata quella di La Fabbrica (leggi la notizia su financecommunity.it), azienda di Castel Bolognese in provincia di Ravenna che fattura 50 milioni e registra un tasso di crescita del 12%. «È la realtà più giovane del gruppo, in quanto nata negli anni ’90, ed è specializzata nell’alto e nell’altissimo di gamma in particolare nella produzione a marchio Ava di lastre di grandi dimensioni, circa 1,60 per 3,20 metri, a sostituzione di altri materiali per piani dai tavoli ai rivestimenti di palazzi», spiega Stanca. Poi ci sono state Elios Ceramica (leggi qui la notizia), produttore di Fiorano Modenese nel comparto medio di gamma, e infine nell’ottobre scorso Devon & Devon, fra le aziende più prestigiose al mondo nel settore del bathroom design. Al fianco, i legali dello studio Legance e in particolare il socio Marco Gubitosi.

«Questa acquisizione ci ha permesso di allargare l’offerta di prodotto con tutte le produzioni per l’arredo bagno, dalle vasche agli specchi», aggiunge Tuccio, spiegando che lo scopo con questa operazione «era quello di ampliare l’offerta prodotto a quello che è l’ambiente più vicino al mondo della ceramica, il bagno appunto, nonché aumentare la percezione del brand all’estero, dove questa azienda è molto nota». Devon & Devon quest’anno prevede di realizzare ricavi consolidati vicini a 17 milioni di euro, in crescita del 7-8% sul 2016, con circa tre milioni di ebitda. Il 75% del fatturato arriva dall’export in più di 80 Paesi, in testa Europa, Usa, Asia e Middle East.

 

Quinto produttore
Le potenzialità sono enormi. Basti pensare che l’Italia è in generale tra il quinto e il sesto produttore al mondo come quantità con circa 400 milioni di mq di ceramica all’anno (circa il 12% in meno rispetto a prima della crisi) ai quali vanno aggiunti 100 milioni di mq prodotti all’estero.

Nel complesso, stando ai dati di Confindustria Ceramica e Istat, la domanda di piastrelle in ceramica è cresciuta costantemente negli ultimi 30 anni e nel 2017 l’industria italiana ha registrato volumi di produzione e vendite intorno ai 425 milioni di metri quadrati, derivanti da esportazioni nell’ordine di 340 milioni e vendite sul mercato nazionale per 85 milioni. Per quest’anno, inoltre, Prometeia e Confindustria Ceramica stimano una domanda globale extra di piastrelle per 1 miliardo di mq.

La produzione, aggiungono Stanca e Tuccio, «avviene in particolare nel distretto emiliano-romagnolo che va da Modena a Sassuolo, da cui proviene la maggioranza delle aziende, e arriva fino alla Toscana». Unendo insieme queste aziende il vero salto qualitativo avviene attraverso la marginalità. Questa, osservano, «è il vero elemento per valutare l’andamento delle imprese del settore perché…

Per continuare la lettura scarica gratis l’ultimo numero di MAG

 

 

Noemi

SHARE