Mps, Mediobanca advisor finanziario per valutare le alternative strategiche

Sarà Mediobanca l’advisor finanziario del consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena nella valutazione delle alternative strategiche.

La nomina è arrivata al termine della riunione del cda dell’istituto toscano, ieri sera, come si legge in un comunicato.

Con una nota nota separata Mps ha annunciato che il cda esaminerà la relazione finanziaria semestrale il 6 agosto e non il 4 agosto, come comunicato in precedenza.

Tornando alla nomina dell’advisor finanziario, considerato che Mediobanca è anche il consulente di Intesa Sanpaolo sull’offerta pubblica di scambio lanciata su Ubi Banca, è evidente che la nuova fase del risiko bancario tricolore vede in Piazzetta Cuccia la cabina di regia. Francesco Canzonieri (nella foto), global co-head of CIB e Italy’s country head. e il suo team possono dire di avere sbaragliato la concorrenza.

 

Completata la creazione della bad bank e la cessione di questa ad Amco, Mps – con il bilancio ripulito – può valutare con chi accasarsi e consentire, in questo modo, al ministero dell’Economia di uscire dal capitale, rispettando gli impegni presi con la Bce.

Come scritto da Equita in un report di recente pubblicazione, trovare il partner giusto per Mps non è semplice anche dopo l’operazione di de-risking del portafoglio con Amco, perché con un Cet 1 pre-Covid-19 al 10,3%, la banca aggregatrice vedrebbe diluire l’indice patrimoniale; anche se la copertura dei rischi legali totali è fra le più alte del sistema bancario italiano, al 10%, “l’entità assoluta dei rischi, pari a 4,8 miliardi di euro, può scoraggiare un teorico acquirente”.

Nelle settimane scorse si è parlato di incontri tra i vertici di Banco Bpm e l’amministratore delegato, Guido Bastianini. Il gruppo guidato da Giuseppe Castagna – dando per scontato che Intesa Sanpaolo metta le mani su Ubi – diventerà il più grande fra gli altri, dopo UniCredit, ed è, quindi, il candidato naturale a bussare alle porte di Mps, fermo restando che l’aggregazione, come evidenziato da Equita, non sarebbe banale per via dei vincoli patrimoniali imposti dalla vigilanza. A maggior ragione in questa fase, che vede le banche alle prese con le previsioni sul flusso di crediti non performing per effetto della crisi economica provocata dalla diffusione del coronavirus Covid-19.

Noemi

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