Popolare di Vicenza, ricapitalizzazione sale a 1,75 miliardi
Si scoprono le carte dell’aumento di capitale di Banca Popolare di Vicenza. Innanzitutto l’ammontare, che sale a 1,75 miliardi di euro dopo che il gruppo ha aggiunto una tranche di circa 250 milioni al miliardo e mezzo deciso in precedenza, mentre il prezzo del diritto di recesso è stato fissato a 6,3 euro, l’87% in meno rispetto ai 48 euro previsti, dopo il taglio del valore dell’azione legato alle verifiche della Bce dei mesi precedenti.
La quota aggiuntiva servirà in parte (per 150 milioni di euro) a stabilizzare il titolo dopo l’aumento di capitale, e in parte come incentivo per la sottoscrizione e la fidelizzazione dei vecchi soci. In particolare il Cda della banca ha previsto che i soci che aderiranno all’aumento di capitale abbiano il diritto di sottoscrivere nuove azioni con lo sconto del 50% sul prezzo dell’Ipo per un ammontare massimo di 75 milioni. Uno sconto della stessa quantità sul prezzo di emissione è previsto anche per i vecchi soci che, pur non aderendo all’aumento di capitale ma mantenendo l’azione per un periodo determinato, sottoscriveranno le azioni una volta che la banca sarà in Borsa. Per loro è prevista una tranche di nuove azioni per complessivi circa 38 milioni di euro.
Con queste misure, approvate ieri dal Cda, la banca veneta che oggi è guidata da Francesco Iorio (nella foto) si prepara all’operazione di ricapitalizzazione che servirà a riportare i requisiti sopra le richieste della Vigilanza.
La banca comunque, come accaduto nel caso di Veneto Banca, limiterà «in tutto e senza limiti di tempo il rimborso delle azioni con fondi propri», considerando anche il deficit patrimoniale e il Cet 1 ratio del 6,65% contro il 10,25% richiesto dalla Banca centrale europea.
Assistita dagli advisor Vitale&Co., in particolare da Daniele Sottile (foto a sinistra), la banca ha inoltre definito anche uno schema indicativo della struttura dell’offerta di capitale. Dell’oltre il miliardo e mezzo di euro di nuova emissione, circa il 50% dovrebbe finire in mano agli investitori istituzionali, almeno il 45% ai soci esistenti, e il restante 5% al retail.
Tutte le novità definite ieri dal Cda saranno comunque al vaglio dell’assemblea, che si riunirà il 5 marzo prossimo. Occasione in cui i soci dovranno dare l’ok alla trasformazione in Spa, all’aumento di capitale e alla quotazione in Borsa che dovrà avvenire entro aprile.
Nei prossimi giorni invece è previsto l’avvio del roadshow di Iorio tra gli investitori istituzionali, a partire dagli Stati Uniti (tappe previste a New York e Boston) e poi in Europa. L’attenzione va in particolare ai fondi long only ma la banca intende coinvolgere nel progetto anche diversi hedge fund che potrebbero trovare nell’istituto una buona occasione di investimento.
Il 2015 di PopVi si è chiuso con una perdita di esercizio di 1,4 miliardi di euro, di cui un miliardo circa di vera perdita a cui si aggiungono circa 400 milioni legati a una diversa valutazione di parte del capitale finanziato. La banca ha pagato anche un violento crollo della raccolta diretta, che è scesa del 23,3% a 21,9 miliardi su fine 2014. L’istituto nel frattempo ha alzato la copertura sui crediti deteriorati, portandola al 42,4% rispetto al 37,9% del 31 dicembre 2014 e al 41,8% dello scorso giugno.