Private equity, a settembre dieci nuovi investimenti

Il mercato del private equity non tira il fiato neanche a settembre facendo registrare altri dieci nuovi investimenti, in crescita rispetto ai sette dello scorso anno.

A rivelarlo è l’Osservatorio PEM di LIUC – Università Cattaneo stando al quale il 2018 si va configurando a tutti gli effetti come anno record, avendo già raggiunto, dopo nove mesi, quota 110 operazioni.

In particolare, il mese appena trascorso,  se si tiene anche conto di numerose operazioni annunciate e in procinto di chiudersi a breve, conclude un terzo trimestre di interesse per gli investitori, che hanno portato a termine ben 34 nuovi investimenti. Sulla base dei valori enunciati, l’Indice trimestrale Private Equity Monitor Index – PEM-I, elaborato dai ricercatori dell’Osservatorio PEM attivo presso la Business School di LIUC – Università Cattaneo, si è attestato così a quota 283, un valore mai registrato in questo periodo dell’anno nella storia pluriennale dell’indicatore.

Anche a settembre, le operazioni di buy out si confermano predominanti sul mercato, con una percentuale ancora più elevata rispetto al trend consueto (80%), mentre le operazioni in capitale per lo sviluppo si confermano sempre nel raggio del 20% dell’intero settore. Due interventi di buy out rappresentano operazioni di add on, ovvero acquisizioni finalizzate alla crescita per linee esterne dell’impresa partecipata, sotto la regia dell’operatore di private equity.

Dal punto di vista geografico, il settore risulta come sempre polarizzato nel nord del nostro Paese, in questo caso, nello specifico, in tre regioni: 40% in Lombardia, 40% in Emilia Romagna e 20% in Piemonte. In tal senso, se di certo non sorprende la percentuale della Lombardia, si conferma con decisione il riaffacciarsi del Piemonte, dopo un 2017 di scarsa significatività, ed il ruolo di assoluto rilievo dell’Emilia Romagna quale ambito regionale di grande attenzione per il private equity.

Quanto ai settori, invece, si segnala il 40% dei beni di consumo, il 20% dei prodotti industriali e la presenza di altre operazioni concluse in ambiti settoriali meno frequenti, quali servizi finanziari, utilities e alimentare. Le piccole e medie imprese rappresentano, come sempre, il principale bacino di riferimento per gli operatori, anche se non mancano un paio di deals con enterprise value di rilievo, come già nei primi sei mesi dell’anno.

Si conferma anche in questo arco temporale del 2018 l’interesse e attenzione dedicati dagli investitori internazionali alle imprese del nostro Paese (30% del totale). In tale contesto, si segnalano l’acquisizione di Azienda Enologica Bresciana effettuata da Apax France, con una valorizzazione degli asset aziendali pari a 200 milioni di euro (leggi la notizia), nonché quelle di Seven (titolare dello storico marchio Invicta) realizzata da Green Arrow (leggi la notizia su financecommunity.it) e di Bodino condotta da 21 Investimenti (leggi la notizia). Degni di nota, anche, l’ingresso di Fondo Agroalimentare Italiano in Agrimola (leggi la notizia) e quello di Aretex Capital in Building Energy.

Per fare invece un cenno alla raccolta sempre nel primo semestre dell’anno, a livello europeo private equity e venture capital hanno toccato i 45,6 miliardi di euro nel primo semestre 2018, mettendo a segno un balzo del 40% rispetto al semestre precedente, stando ai dati di Invest Europe. L’Italia, assieme a Spagna e Grecia, rappresentano il 3,2% del totale della raccolta, in calo rispetto al 4,3% dello scorso anno. Nel dettaglio, nella prima parte dell’anno il comparto italiano ha registrato una raccolta complessiva sul mercato e captive, cioè proveniente dalla casa madre, pari a 1,9 miliardi di euro, in crescita del 55% rispetto al primo semestre del 2017.

Noemi

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