Rothschild affianca Grom nella vendita a Unilever
Assistiti da Rothschild, con il director Francesco Bertocchini (foto a destra ), Guido Martinetti e Federico Grom (nella foto con Riccardo Illy), soci fondatori della catena di gelaterie Grom, hanno ceduto il loro business alla multinazionale alimentare Unilever, un gigante da 48,4 miliardi di euro (dato 2014) presente anche sul mercato dei gelati con i marchi Algida e Magnum.

L’annuncio è stato dato il 1 ottobre 2015, dopo due anni in cui i soci fondatori hanno cercato nuovi capitali o nuovi soci, oltre a quelli già presenti – il gruppo Illy (5%), la giapponese Lemongas Fukuoka (6,74%) e la turca Ikfram (5,66%) – per finanziare i piani di sviluppo nazionale e internazionale. Ma anche per far fronte ai bilanci non proprio rosei del gruppo.
Nel 2012 si era registrata infatti la prima perdita netta di bilancio dall’inizio dell’attività (-911 mila euro a fronte di un ebitda positivo di 602 mila euro) legata soprattutto agli alti oneri finanziari pagati a servizio delle linee di credito bancarie che a fine 2012 ammontavano a 11 milioni di euro (l’indebitamento finanziario netto è di 7,4 milioni).
Nei due anni successivi, il bilancio al 30 settembre 2014 si è chiuso con un giro d’affari di 27,6 milioni (+4,8%), un ebitda di -240 mila euro e una perdita di 2,4 milioni, con debiti nei confronti del sistema bancario per 7,2 milioni a fronte di un patrimonio netto di 4,6 milioni.
Per questo, nella relazione di gestione si faceva esplicito riferimento alla necessita di “nuove operazioni di carattere straordinario a sostegno delle esigenze finanziarie” e quindi “o una nuova ricapitalizzazione o il ricorso a un bond”. I due imprenditori, titolari entrambi di una quota del 41,3%, alla fine hanno rinunciato a queste opzioni, accettando l’offerta di Unilever e cedendo così il controllo della catena di 67 gelaterie in Italia e all’estero (Dubai, Jakarta, New York, Hollywood, Malibu, Osaka e Parigi) che tuttavia continueranno a gestire.
In questo contesto, l’arrivo in grande stile del colosso Unilever potrebbe rasserenare circa la situazione patrimoniale, oltre che accelerare la diversificazione produttiva e l’ampliamento della presenza a livello globale.