Rothschild e Lazard portano Poste Italiane in Borsa

Agli esperti del settore potrebbe sembrare un deja vù, con una grande azienda pubblica italiana che approda sul mercato dei capitali, come Enel nel 1999. Ma Poste Italiane vuole fare di più. Vuole essere l’Ipo «più grande d’Europa», ha detto l’amministratore delegato Francesco Caio (nella foto), che porta da oggi il Paese «al centro dell’attenzione degli investitori internazionali», un’operazione che ha «una valenza economica e finanziaria ma anche di politica industriale e contribuirà all’ammodernamento del Paese».

Assistita da Rothschild, Poste Italiane ha ufficialmente avviato l’offerta pubblica di vendita, da oggi 12 ottobre fino al 22 ottobre, presentando pubblicamente i parametri dell’Ipo. Il titolo, si aspetta l’ad, dovrebbe essere negoziato a partire dal 26 o dal 27 ottobre prossimi.

Il costo delle azioni è incluso nello spettro che va dai 6 ai 7,50 euro e permetterà allo Stato di incassare fino a 3,7 miliardi di euro, per le 453 milioni di azioni messe in vendita, circa il 34,7% del totale che potrebbe lievitare fino al 38,2% nel caso dell’esercizio della Greenshoe, in virtù della quale il Tesoro, assistito nell’operazione da Lazard, potrebbe decidere di rilasciare titoli in misura del 10% dell’offerta.

Bofa Merrill Lynch, Citigroup, Banca Imi, Mediobanca e Unicredit sono coordinatori dell’offerta e bookrunner, in questo ruolo anche con Credit Suisse, Goldman Sachs, J. P. Morgan, Morgan Stanley e UBS. 

Nel dettaglio, a privati e ai 143 mila dipendenti verranno destinate il 30% delle azioni (delle quali il 3,3% ai dipendenti), mentre il restante 70% sarà invece agli investitori istituzionali. Per tutti un payout di almeno dell’80% per il periodo 2015-2016.

Per incentivare gli acquirenti a tenere le azioni per almeno un anno, inoltre, verrà attribuita un’azione ogni venti, mentre ai dipendenti verrà riconosciuta un’azione gratuita ogni dieci, limitatamente alle prime duecento azioni, per quelle successive verrà applicata la politica dell’ 1 a 20.

Stando alle previsioni, Poste Italiane chiuderà il 2015 con un utile netto di 600 milioni, applicando il payout minimo garantito (80%, circa 480 milioni), il dividendo per azione dovrebbe assestarsi attorno ai 35 centesimi di euro. 

La quotazione in Borsa, ha spiegato Caio durante la presentazione a palazzo Mezzanotte, è «un passaggio necessario per garantire la sostenibilità di lungo termine a questa azienda, che è un pezzo dell’Italia». A questo proposito, le tappe preparatorie alla quotazione hanno mostrato sulle le piazze internazionali, comprese Londra e New York, «un’aspettativa positiva sul Paese» che Poste, ha lasciato intendere l’ad, spera di intercettare.

 

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