Sequitur Capital investe nella scaleup italo-usa Beaconforce
Sequitur Capital, società indipendente che investe in club deal in scaleup fondata e guidata da Marco Di Miceli (amministratore delegato), Massimo Fasoli (consigliere) e Anastasio Scalisi (consigliere, basato in California), ha investito in M.H. Crassus, società con sede a San Francisco che ha sviluppato Beaconforce, una piattaforma software per il monitoraggio continuo della motivazione, coinvolgimento e fiducia dei dipendenti.
L’ingresso di Sequitur rientra nell’ambito di un aumento di capitale da 6 milioni di dollari che la Crassus vuole realizzare entro l’anno. La app Beaconfoce, attraverso raccomandazioni in real-time generate sfruttando il machine learning e la scienza comportamentale, consente di orientare proattivamente la performance e creare ambienti di lavoro motivanti. La scaleup ha un eccellente track record: negli ultimi due anni numerose multinazionali hanno adottato la loro soluzione con un tasso di ritenzione del 90%.
Questo è il primo investimento per Sequitur Capital dalla nascita della società meno di un anno fa, nel luglio 2018. “Il nostro obiettivo – spiegano i manager a Financecommunity.it – è quello di colmare il gap di finanziamento esistente per questo tipo di realtà”. Le scaleup, sono quelle startup ormai mature e pronte per crescere – in Italia erano 178 nel 2017 quelle contate da Scaleup Monitor – e che hanno indicativamente raggiunto il milione di fatturato. In Italia come in altri Paesi queste società fanno fatica a raccogliere capitali in quanto troppo grandi per gli incubatori o i business angels che investono in fase seed e troppo piccole per finire nei radar dei fondi di venture capital o private equity.
Qui si inserisce l’attività di Sequitur Capital che, nel dettaglio, investe “in società con un forte tasso di crescita presenti sia in Europa, e in particolare in Italia, sia negli Stati Uniti, dove abbiamo una presenza diretta”. Altra condizione è che le scaleup operino “nei settori del software B2B e del deep tech”, aggiungono. Si tratta dunque di “società che producono tecnologia e che quindi possono rientrare nelle aree di Internet of things (IoT), Industry 4.0, Data Analytics, Robotics, Artificial Intelligence (AI), Virtual (VR) e Augmented Reality (AR), Smart Mobility and Security”, aggiunge Scalisi. Secondo i dati del MISE, in Italia, delle 10mila startup innovative, un terzo sono software companies e secondo le informazioni riportate da Dealroom.co, nel solo 2018 il deep tech ha assorbito 83 milioni di dollari, cioè il 43% del totale degli investimenti effettuati in deep tech tra il 2013 e il 2017.
In pipeline, Sequitur conta almeno altre sei operazioni per oltre 10 milioni di euro di possibili investimenti. Tutte in club deal e coinvolgendo “investitori istituzionali, family office e ultra high net worth individuals” per investimenti esclusivamente di minoranza con ticket medio da 1 a 5 milioni e in aumento di capitale. Il disinvestimento, spiegano, “avviene entro massimo cinque anni” e l’obiettivo è fornire alle startup i cosiddetti ‘smart money’: “Cerchiamo realtà che abbiano tutte le carte in regola per diventare scalabili e forniamo loro un aiuto per crescere, quindi a strutturarsi internamente, ad approdare sui mercati internazionali, in particolare quello statunitense, e ad accrescere il loro portafoglio clienti, facendo anche leva sulle nostre competenze e conoscenze ”, spiega Fasoli, oltre 25 anni di esperienza nel settore ITC. In sostanza, “le affianchiamo nella fase più delicata per una startup, quella del go to market”. Il tempo, qui, è la variabile principale: “Per queste realtà il rischio di essere ‘superati’ è dietro l’angolo, per questo hanno bisogno di qualcuno che possa aiutarle a rendere il processo di crescita più veloce ed efficiente”.
(Nella foto da sx Anastasio Scalisi, Marco Di Miceli e Massimo Fasoli)