Sprint del private equity nel 2014: 89 deal chiusi dai 63 del 2013

Prosegue spedito il private equity in Italia nel primo trimestre del 2015. Dopo un 2014 che ha visto 89 operazioni chiuse (+41% rispetto al 2013), da gennaio a marzo dell’anno in corso sono stati 21 i nuovi investimenti annunciati, una cifra leggermente inferiore ma in linea con quella dei trimestri precedenti. A rilevarlo è l’Osservatorio Private equity monitor della Liuc (Università Cattaneo) nel suo report annuale. 

Il mercato sembra dunque sulla via della ripresa, secondo quanto emerge dalla ricerca, e ciò si intuisce anche dal numero degli operatori in Italia. Da 55 del 2013, nell’anno appena concluso sono stati 74 gli investitori attivi, il 34% in più. Inoltre, il 51% delle operazioni è stato promosso da fondi non domestici, contro il 44% del 2013.

Wise Sgr è risultato l’operatore più attivo, con quattro operazioni chiuse, seguito da 21 investimenti, Ardian, Fondo Strategico Italiano, Imi Fondi Chiusi sgr, Xenon private Equity e Italglobal Partners con tre investimenti ciascuno. Insieme, questi operatori rappresentano il 24% del mercato, che si dimostra abbastanza concentrato. Venti operatori hanno infatti raccolto intorno a sé il 50% dell’intera attività di investimento, un numero inferiore rispetto al 2013, anno in cui circa la metà delle operazioni era stata realizzata da 17 operatori.

Scendendo più in dettaglio, in questi primi tre mesi dell’anno i buy out si attestano al 57% delle preferenze sul mercato, in continuità rispetto all’anno precedente (60%). Anche le operazioni di expansion confermano nella sostanza la propria quota con un 35% di frequenza, in linea con il 2013, mentre il residuo 8% del mercato è costituito dai tournaround (7%) e dai replacement (1%). L’ammontare medio investito è leggermente superiore al 2013 e aumenta anche la quota acquisita media, da 60 al 67%.

Per quanto riguarda le società target, da segnalare è il fatto che il 52% degli investimenti è indirizzato verso imprese che non superano un fatturato di 60 milioni di euro, in calo rispetto a quanto registrato lo scorso anno, mentre aumentano le operazioni in aziende con classi di fatturato medio – alto (39%), in particolare nelle realtà tra i 61 e i 100 milioni (19% rispetto al 5% del 2013). I deal su aziende più grandi hanno rappresentato il 9% del mercato, di cui la metà gestiti da operatori stranieri, e in particolare quelle più grandi sono state oggetto di investimento da parte del Fondo Strategico Italiano.

In tale contesto, le operazioni più recenti sono state l’acquisizione di Roberto Cavalli effettuata da Clessidra, per una valutazione del gruppo pari a circa 400 milioni, nonché quella di Pavan (operante nel settore delle macchine per l’industria alimentare) condotta da Alpha Private Equity. A questo si aggiunge anche l’ingresso di Idea Capital in La Piadineria.

Tra le operazioni finalizzate alla ristrutturazione societaria c’è stato l’ingresso di Neuberger Berman in Bruno Magli, con un investimento di poco inferiore a 30 milioni. Infine, per citare quale esempio tra gli add-on, sono da ricordare le acquisizioni di Alival da parte di Nuova Castelli (sotto la regia di Charterhouse Capital Partners) e di Dolci Bielloni da Amut (azienda in portafoglio al Fondo Italiano di Investimento dal 2011).

Noemi

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