Unicredit svaluta Atlante e fa salire la perdita 2016 a 11,8 mld
Il maxi-aumento di capitale da 13 miliardi è sulla rampa di lancio per lunedì 6 febbraio. E sarà indispensabile per UniCredit concludere con successo l’operazione, soprattutto dopo che il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier (nella foto) ha dovuto procedere con una serie di ulteriori svalutazioni una tantum pari a circa 1 miliardo di euro, contabilizzate nell’esercizio 2016, che derivano principalmente da una maggiore svalutazione della quota nel Fondo Atlante, di alcune partecipazioni e imposte differite attive (DTA) dovute a differenze temporali e dai contributi straordinari al Fondo di Risoluzione Nazionale. Ciò porta, nella stima dei risultati netti 2016, una perdita prevista di circa 11,8 miliardi.
Il dato si inserisce in un contesto difficile per la banca, in cui pesano negativamente le poste non ricorrenti, che verranno registrate nel quarto trimestre, di cui circa 12,2 miliardi comunicati il 13 dicembre scorso. Rettificato dalle poste non ricorrenti, precisa il gruppo, il risultato economico netto del 2016 sarebbe stato positivo.
A pesare sono soprattutto le maggiori coperture sui crediti deteriorati, in vista della cessione di 17 miliardi di npl con i progetti Fino e Porto.
Per Unicredit questa è la terza maxi perdita dopo i 9,2 miliardi del 2011e i 14 miliardi del 2013, entrambe collegate a maxi-svalutazioni.
Ora il board dovrebbe tornare a riunirsi il 1 febbraio per approvare prezzo e condizioni dell’aumento, che si fonda su una pre-garanzia di un pool di banche quali Morgan Stanley, Ubs, Bofa Merrill Lynch, Jp Morgan, Mediobanca (global coordinator), Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs e Hsbc. L’aumento dovrebbe avvenire con uno sconto tra il 30 e il 40% sul Terp, ossia intorno ai 13-15 euro.
L’operazione, che potrebbe anche slittare al 13 febbario, va chiusa entro il 10 marzo, come indicato dalla banca. Se l’aumento non andrà in porto, o avrà successo solo parzialmente, c’è il rischio, evidenziato nel prospetto, che la banca si trovi a corto di patrimonio (con un Cet1 sceso all’8%, meno del 10% minimo richiesto dalla Banca centrale europea). Cosa che potrebbe mettere a rischio “la stessa continuità aziendale”.
Unicredit ha però precisato che le nuove ulteriori svalutazioni non andranno a impattare sui target. Gli obiettivi finanziari del piano “Transform 2019” rimangono dunque invariati: in particolare, l’obiettivo del CET1 ratio si conferma al di sopra del 12,5% nel 2019, in linea con la guidance comunicata durante il Capital Markets Day, in quanto la maggior parte degli impatti delle citate poste non ricorrenti erano gia? inclusi nei target.