Il passaggio generazionale nei Gefia
di nicola barbiero*
Dopo la lunga pausa estiva del nostro blog, a detta di qualcuno forse un po’ troppo lunga, riprendiamo le fila del discorso lì da dove era stato interrotto. Dopo l’approfondimento sui casi di first time team/fund, proviamo a considerare il caso, in qualche modo opposto, del passaggio generazionale.
Quando si parla di mercati privati, il passaggio generazionale è una di quelle situazioni, soprattutto nell’industria del private equity, che crea l’opportunità di investimento.
Il tipico tessuto aziendale italiano con imprese familiari e poco managerializate permette di imbattersi di frequente in generazioni di imprenditori che vivono l’azienda come una parte imprescindibile della propria vita e, per estensione, della propria famiglia. Con il trascorrere del tempo e l’affievolirsi delle energie, spesso l’imprenditore inizia a valutare l’idea di passare di mano la propria azienda a favore della generazione familiare successiva (i figli). Tuttavia, vuoi perché i figli hanno sviluppato e intrapreso percorsi diversi o perché proprio non ci sono, la successione non riesce a concretizzarsi. In questo caso il fondo di private equity o un altro investitore istituzionale rappresenta un’importate opportunità per dare continuità all’impresa nel proprio percorso di crescita e sviluppo senza riflessi occupazionali o di flussione del business. Ma cosa succede se il passaggio generazionale non riguarda una delle possibili aziende target ma bensì il GEFIA stesso?
Una domanda che potrebbe rappresentare un paradosso e che nella gran parte del panorama internazionale lo è. In Italia, però, questa è una tematica che deve essere posta e la cui risoluzione potrebbe non essere scontata.
Nei precedenti approfondimenti abbiamo già avuto modo di vedere come i GEFIA di private equity italiani si sviluppino, spesso, attorno a poche figure chiave (key person, argomento che andremo a trattare successivamente) che solitamente godono di una importante e meritata riconoscibilità e reputazione nel mercato dei cosiddetti LPs (investitori). Questo permette ai partner del GEFIA di raccogliere con successo generazioni di fondi successive aumentandone gradualmente la dimensione a prescindere, il più delle volte, dalle personalità che rappresentano la seconda e terza linea di management. Però il tempo, tiranno per definizione, passa per tutti ed anche per i migliori partner arriva il punto in cui il passaggio generazionale più che un’opportunità di investimento rischia di diventare un problema da affrontare direttamente.
Ritengo sia opportuno che, in fase di due diligence, gli investitori istituzionali e i fondi pensione tengano in adeguata considerazione questo aspetto in modo tale che possa emergere ed essere gestito con la necessaria lucidità richiesta. L’investitore, infatti, dovrebbe sempre considerare che la fase di analisi preliminare è sicuramente propedeutica a valutare il gestore nel suo percorso passato ma, anche, a capire dove e come lo stesso gestore possa essere da lì ai dieci anni successivi (durata media di un fondo). Questo aspetto è forse addirittura più importante di molti altri (solidità del track record, rispetto delle best practice, ecc..).
La visione miope che alcuni investitori adottano porta ad affrontare le problematiche solo nel momento in cui si presentino realmente con il rischio che le stesse emergano in un delicato momento di vita del GEFIA intaccando, in modo più o meno marcato, i rendimenti complessivi del fondo. Si pensi ad esempio al caso in cui si renda necessario gestire il passaggio generazionale negli ultimi anni di vita del FIA (il momento cruciale durante il quale si consolida il risultato finanziario del fondo stesso attraverso la cessione delle partecipate) ed i manager anziché essere concentrati nell’attività di dismissione siano defocalizzati da una non solida governance della società per la quale lavorano.
Ecco, quindi, l’importanza che il GEFIA inizi la raccolta di un nuovo fondo con le idee molto chiare sul passaggio generazionale e, lì dove necessario, che i partner provvedano a strutturare, già in via preliminare, i meccanismi di successione necessari a mettere in sicurezza il GEFIA, i suoi interessi e quelli dei propri investitori. Qualora ciò non avvenga è consigliabile che sia l’investitore stesso, o il gruppo di investitori, a richiedere che si proceda in tal senso prima di sottoscrivere l’impegno; l’incertezza non ha mai fatto bene a nessuno, in modo particolare quando si parla di investimenti di lungo periodo. La solidità e la visione di lungo periodo è un valore per l’investitore ancora di più se questo permette ai Partner di dimostrare agli LPs la coerenza nell’adottare un approccio strutturato e manageriale a “casa propria” e non solo nella gestione delle partecipate.
Passaggio generazionale da opportunità di investimento può diventare un problema per gli investitori. Individuarlo e definirlo ex-ante permette, in primis al GEFIA stesso, di raggiungere un maggior livello di solidità e minor incertezza per esprimere al meglio il valore aggiunto espresso dai Partner.
*Cfo di un fondo pensione negoziale
Questo articolo fa parte del blog “Serve del catch up”, leggilo qui.