Nuo Capital, un fondo asiatico a caccia di made in Italy

di francesca corradi

 

Da poco più di due anni ha aperto a Milano la società d’investimenti Nuo Capital. Dietro la holding c’è il 40enne Stephen Cheng, il magnate di Hong Kong della famiglia Pao Cheng. Più che un fondo, amano definirlo “un’iniziativa basata sul concetto di famiglia come base per l’impresa sostenibile e la creatività, che affianca imprenditori visionari lasciandoli fare bene il loro lavoro, come lo hanno fatto per decine di anni”. La loro filosofia infatti si fonda su tre semplici regole: entrare nel capitale di un’azienda come socio di minoranza; investire a lungo termine; guidare verso l’Asia le eccellenze italiane della old economy attraverso la fitta rete di rapporti in Oriente. Bando al lusso, a Nuo Capital interessa la sostanza, la qualità, ne sono un esempio le sei operazioni portate a termine in trenta mesi: l’ultima, in ordine temporale, è quella in Slowear, che risale a settembre 2018 ed è la prima nel campo della moda. Precedentemente la società ha investito in marchi italiani di design come Artemest e Sozzi Arredamenti (leggi la notizia su financecommunity.it), e del vino come Terra Moretti Distribuzione (leggi la notizia su financecommunity.it) e TannicoStefano Migliorini (nella foto), Partner di Nuo Capital, ha raccontato a MAG le similitudini tra l’imprenditoria cinese e quella italiana ma soprattutto il potenziale di alcuni settori di nicchia del Bel Paese, come quello delle macchine per il caffè espresso professionali.

Cos’è Nuo Capital?
È la holding d’investimenti fondata nel settembre 2016 da WWICL- World-Wide Investment Company Limited, uno dei più antichi family office asiatici che fa riferimento alle famiglie Pao/Cheng assieme a Tommaso Paoli, ex manager di Intesa Sanpaolo.
NUO è l’acronimo di New Understanding Opportunities, ma in mandarino vuol dire anche “promessa”. Significa un nuovo approccio per restare fedeli a un’idea italiana di eleganza impegnandosi al massimo per portare l’eccellenza italiana nel mercato asiatico.

 

Qual è la strategia del fondo?
Entrare, come soci di minoranza e con un investimento a lungo termine, nel capitale delle migliori realtà familiari e imprenditoriali e, condividendone i valori, creare una sorta di ponte con l’Asia per fare crescere l’eccellenza italiana in Oriente. Valutiamo inoltre anche operazioni di maggioranza in realtà ove il potenziale di sviluppo asiatico è molto significativo.

 

Che cos’hanno in comune gli imprenditori cinesi con quelli italiani?
La cultura della famiglia come base dell’impresa, e la capacità di trasferire nel mondo della produzione la stessa creatività dei grandi artisti.

 

Qual è il plus di Nuo Capital offerto alle aziende italiane?
Oltre al tipico intervento di un fondo di private equity, grazie al nostro network di competenze istituzionali e industriali locali possiamo fornire supporto strategico, favorire e accelerare lo sviluppo in Asia di aziende attive in vari settori. A questo si aggiunge la nostra prospettiva di lungo termine e il nostro approccio molto affine a quello di un family business.

 

Quali sono i vostri asset di riferimento?
Attraverso un ufficio ad Hong Kong e un team asiatico dedicato riusciamo ad avere a disposizione una rete di advisors, managers, e partner industriali. WWICL è uno dei maggiori e antichi family office in Asia. La famiglia Pao, oltre ad essere attiva anche nei settori dello shipping (BW Group), degli hotel, della ristorazione e di catene di distribuzione alimentari e di abbigliamento (ad esempio Lane Crawford e CitySuper), può  contare su un ampio network rappresentato dagli asset di altre famiglie locali di primaria importanza.

 

Quali sono i principali settori che possono beneficiarne?
Arredamento e design, food & beverage, moda, cura della persona. Abbiamo però accesso a una vasta serie di contatti di cui possono beneficiare anche società attive nei settori industriali quali ad esempio industrial machinery e altri segmenti in cui le aziende italiane rappresentano delle eccellenze a livello mondiale.
Su quali aziende puntate?
Su realtà italiane di medie dimensioni, per le quali è più complesso affermarsi nel mercato asiatico senza il supporto di un partner. L’affacciarsi a nuovi mercati spesso coincide nel momento in cui l’azienda vive un ricambio generazionale. A noi interessa la sostanza e la qualità dei prodotti made in Italy, ne sono un esempio le sei operazioni portate a termine in poco più di due anni: Promemoria del designer Romeo Sozzi di Como, e Bottega Ghianda, arte ebanistica che a Valmadrera, in provincia di Lecco, da due secoli confeziona oggetti di legno senza l’uso di chiodi. Poi c’è la piattaforma digitale Artemest, pensata proprio per promuovere l’artigianato italiano di qualità. In un settore diverso c’è la partnership con Vittorio Moretti, presidente del Gruppo Terra Moretti, realtà franciacortina di riferimento nel panorama vitivinicolo italiano con i brand Bellavista, Contadi Castaldi, Petra e Tenuta La Badiola del vino Bellavista.

 

A proposito di Terra Moretti Distribuzione. Ci racconta qual è stato il vostro ruolo nell’operazione?
Cheng definisce così Vittorio Moretti: «L’uomo che negli anni Settanta ebbe l’idea folle di fare lo champagne in Italia». L’imprenditore bresciano ha scelto Nuo Capital come partner per non ricorrere alla borsa. Nel dicembre 2016 abbiamo acquisito una quota del 30% del gruppo vitivinicolo tramite un aumento di capitale. Abbiamo accompagnato l’azienda e la Famiglia Moretti nell’acquisizione, dalla Campari, del secondo maggiore vigneto d’Europa per estensione ovvero Sella&Mosca in Sardegna. Si è trattato di un’operazione da 62 milioni di euro, con cui si è acquistato anche la Teruzzi & Puthod, sinonimo di Vernaccia di San Gimignano. Questa acquisizione ha portato nelle mani del gruppo Moretti nuovi vigneti, oltre agli impianti arrivando a superare i mille ettari di terra vitata, di proprietà o in conduzione, tra Franciacorta, Toscana e Sardegna. Il gruppo nel 2017 era la quarta cantina per dimensione – dopo Antinori, Zonin e Frescobaldi – e la 23esima per fatturato.

Avete investito anche in Tannico…
Si, nonostante non rappresenti il nostro core business e sia una piattaforma e-commerce dedicata al vino in Italia. Siamo intervenuti sottoscrivendo una quota significativa dell’ultimo aumento di capitale della società guidata da Marco Magnocavallo…

 

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