Monitoraggio: l’importanza del rendiconto trimestrale

Spesso la reportistica fornita dai Gefia italiani agli investitori ricalca le previsioni minime previste dai regolamenti di Bankitalia/Consob. La disponibilità a fornire informazioni aggiuntive, anche su base trimestrale, è un valore aggiunto: da un lato, permette al gestore di distinguersi nel “mercato”; dall’altro, il fondo pensione può monitorare con maggior efficacia lo sviluppo dell’investimento.

Nel precedente approfondimento sul tema (https://financecommunity.it/ma-ti-rendiconto/) si è focalizzata l’attenzione sulle informazioni che gli investitori in Fia chiusi italiani di norma ricevono. Si tratta dei dati presenti nella semestrale e nel rendiconto annuale: documenti la cui struttura, tempistica e modalità di esposizione sono definiti all’interno del Titolo V del “Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio”.

Ma c’è di più… I Gefia che hanno maturato una certa esperienza nella relazione con gli investitori istituzionali internazionali (principalmente europei), sono soliti fornire una reportistica trimestrale. L’interesse di questa, chiara la natura del sottostante, non è quello di permettere all’investitore di avere dati aggiornati sulle partecipate, bensì quello di darne una lettura diversa, e più interessante aggiungo io, rispetto a quanto emerge dai documenti strutturati seguendo le ristrette previsioni della Banca d’Italia.

Trimestralmente il fondo pensione, quindi, può disporre di ulteriori elementi: uno su tutti il Nav del Fia calcolato al fair market value. Intendiamoci subito, questo valore è calcolato con tutti i limiti e le possibilità di accezioni del caso trattandosi di investimenti tipicamente in private market e l’investitore istituzionale, sapendo ciò, è solitamente ben conscio che non possa essere usato nella valorizzazione del proprio portafoglio o in altra documentazione ufficiale (onde evitare tutti i rischi del caso). Dall’altra parte, però, questo Nav permette una prima rappresentazione della performance del Fia con parametri di mercato e standard di valutazione che Gefia e sottoscrittori del fondo definiscono ex-ante. È prassi in via di consolidazione a livello europeo stimare il valore delle target secondo due modalità a seconda dell’“anzianità” dell’operazione: nel primo anno di investimento il Gefia solitamente mantiene il costo di acquisto mentre, negli anni successivi, il multiplo sull’ebitda rilevato in fase di acquisizione viene applicato al nuovo ebitda. In questo modo, il Gefia dovrebbe riesce a “catturare” il valore apportato all’azienda, nel corso della gestione, come differenza di ebitda, sterilizzando il possibile effetto positive (o negative) di un aumento dei multipli.

Questa specifica descrizione si è resa necessaria per poter interpretare con la giusta view le restanti informazioni presenti nella trimestrale. Il Nav al fair market value permette, infatti, di dare una prima evidenza dell’Irr del Fia e di alcuni multipli come il Rvpi (valore residuo del fondo/capitale richiamato), Tvpi (valore totale del fondo/capitale richiamato), solo per indicarne alcuni che perderebbero di significatività qualora il valore quota del Fia fosse determinato secondo le previsioni di Bankitalia.

A questi si aggiungono approfondimenti numerici e descrittivi su ogni singola partecipata che, in alcuni casi, permettono al gestore di dare informazioni altrimenti non possibili in fase di relazione semestrale.

Da ultimo da rilevare l’importanza della sezione dedicata ai costi: commissioni di gestione, carried interest, spese operative del Fia e abort cost vengono riepilogate così da permettere al fondo pensione di sapere come vengono impiegate le risorse del fondo in modo continuativo e non soltanto nel rendiconto di gestione annuale.

L’insieme di semestrale e trimestrale dovrebbe permettere all’investitore istituzionale di avere a disposizione l’informazione sufficiente per la propria attività di monitoraggio (almeno per la parte di analisi) e per prepararsi alla fase, a mio avviso, più interessante: il colloquio con il Gefia.

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