Un benchmark per valutare gli investimenti alternativi? Ecco come trovarlo

di Nicola Barbiero*

Oltre ai temi già trattati in precedenza, una delle questioni oggetto di dibattito all’interno dell’”industria” della previdenza complementare riguarda il parametro di riferimento (benchmark) per valutare l’andamento degli investimenti alternativi. Quale parametro può essere utilizzato?

Iniziamo, come spesso accade, sfatando alcuni principi di base: un benchmark per la valutazione dei fondi alternativi non c’è. Penso sia meglio essere chiari fin da subito, tuttavia non è detto che non esistano metriche di valutazioni obiettive da poter utilizzare, anzi!

Per i fondi pensione il parametro di riferimento è una grandezza di centrale importanza, infatti il benchmark indica il livello di rischio/rendimento che il consiglio di amministrazione del fondo pensione ritiene accettabile per una determinata asset class. La prassi consolidata per gli investimenti “tradizionali” prevede di individuare un indice, o una serie di indici, utili a rappresentare gli indirizzi strategici che l’organo di amministrazione della forma pensionistica ha ritenuto opportuno fissare.

Le società a cui verrà delegata la gestione dei singoli mandati, quindi, verranno valutate sulla base dei risultati ottenuti sia in valore assoluto sia con riferimento alla strategia loro assegnata. Qualora dovessero raggiungere risultati migliori del benchmark verrà loro riconosciuta una commissione aggiuntiva (commissione di overperformance) rispetto alla commissione base.

Molto difficile, in realtà ad oggi è quasi impossibile, trovare indici che possano descrivere l’andamento dei fondi alternativi e che permettano di rappresentare la “media di mercato”. Preqin, sul sito www.preqin.com, pubblica e aggiorna periodicamente alcuni indici di settore o di geografia ma la natura strettamente “private” e la profondo differenza di approccio tra i diversi manager presenti sul mercato fa di questi indici delle grandezze poco affidabili. Come procedere quindi?

Una risposta a questa domanda la possiamo trovare partendo proprio dall’esperienza nelle gestioni “tradizionali”: i manager di un fondo alternativo maturano il diritto alla commissione di performance (in questi casi spesso individuato come carried interest) nel momento in cui il risultato del fondo supera un parametro individuato come hurdle rate. Questo valore, indicato nel regolamento del fondo, riflette la tipologia di investimento, lo stile di gestione e il focus geografico che il veicolo si propone di adottare e, proprio per questi motivi, rappresenta il benchmark del fondo stesso.

Partendo da questo, è facile individuare il benchmark del portafoglio “alternativo” quando al suo interno sono presenti più strumenti, come è sempre auspicabile per aumentarne la diversificazione e ridurre il rischio di concentrazione, e sarà costituito dagli hurdle rate dei singoli veicoli il cui peso varia in base al commitment sottoscritto dalla forma pensionistica per ciascuno: un paniere di indici ponderati sulla base della porzione di portafoglio che ciascuno veicolo rappresenta.

Questa soluzione permette di assimilare l’investimento in fondi alternativi a quello, ben più conosciuto, degli strumenti quotati così che il consiglio di amministrazione possa monitorarne adeguatamente l’evoluzione sia in termini di rendimento assoluto sia in relazione a un “benchmark” significativo. Inoltre, nella fondamentale attività di disclosure che ciascuna forma pensionistica è tenuta ad adottare rispetto ai propri iscritti e ai potenziali tali, il fondo pensione potrà indicare chiaramente gli obiettivi della gestione finanziaria: uno o più indici di mercato rappresenteranno la parte “tradizionale” del portafoglio, un rendimento obiettivo (media degli hurdle rate dei veicoli detenuti in portafoglio) rappresenterà l’obiettivo finanziario della gestione alternativa.

Abbiamo trovato una soluzione al problema iniziale ma, nel prossimo post del blog, vedremo l’importanza che riveste la corretta definizione dell’hurdle rate all’interno del regolamento del fondo e l’importanza di verificare con il manager questa grandezza prima di procedere alla sottoscrizione del commitment.

 

 

*Cfo di un fondo pensione negoziale

 

Questo articolo fa parte del blog “Serve del catch up”, leggilo qui. 

 

 

 

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